LA SOLUZIONE DEL RANDAGISMO E’ L’EDUCAZIONE CINOFILA

È indispensabile prendere in considerazione le patologie comportamentali del periodo dell’accrescimento del cucciolo e in particolare l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce di quelle alterazioni comportamentali, che, se trascurate, avranno conseguenze permanenti per l’animale e per la serenità, ma anche la sicurezza, della famiglia che  l’ha adottato.
La diagnosi di queste alterazioni deve essere precoce, non bisogna sottovalutare nessun sintomo o giustificarli come manifestazioni di una spiccata vivacità, nel cucciolo iperattivo, o di forza di carattere, nel cucciolo che ringhia e morde, o di tratto caratteriale, nel cucciolo pauroso. Il medico veterinario e l’educatore devono proporre anzitempo visite comportamentali durante il periodo dell’accrescimento per intervenire preventivamente e tempestivamente con piani di profilassi comportamentale, se non di terapia comportamentale.
Specialmente per alcune razze o per determinati tipi di incroci la cui disposizione motivazionale, cioè il desiderio di fare certe cose, del cucciolo può indurre il proprietario ad assecondare le richieste del cane per determinati giochi o per determinate attività: il gioco di inseguimento, del tira e molla, il gioco della lotta, il pattugliamento del giardino, il correre avanti indietro; in questo modo il proprietario esalta in maniera esagerata l’attitudine del cane verso singole o poche attività che divengono preferenziali, se non maniacali tali da favorire l’impulsività e l’ossessività comportamentale. Caratteristiche che metteranno il proprietario in difficoltà quando si troverà a gestire il cane di fronte a stimoli che sollecitano quelle attività maniacali: qualcuno o qualcosa da inseguire, afferrare, trattenere.
Ma indipendentemente dalle razze o da loro incroci il cucciolo può essere segnato per tutta la vita da errori educativi e di allevamento che possono causare l’insorgenza di patologie comportamentali: la Depressione da Distacco Precoce e la Dissocializzazione primaria nei cuccioli ad esempio tolti dalla madre prima dei due mesi, o nei cuccioli di madri che hanno subito la fecondazione artificiale, perché magari rifiutavano l’accoppiamento, e che si sono rivelate di non essere delle buone madri.
Pertanto l’approccio comportamentale al cane in accrescimento deve essere orientato alla razza, al modello educativo ed al tipo di allevamento; dal momento dell’adozione fino all’adolescenza è possibile prevenire e trattare la maggior parte delle patologie comportamentali dello sviluppo. La precocità del trattamento aumenta le garanzie di successo terapeutico purchè sempre sotto il controllo clinico e comportamentale del medico veterinario.
Purtroppo quest’ultima affermazione non sempre è scontata. Difatti molte affezioni cliniche possono simulare una sintomatologia comportamentale, come quelle che attengono alle malattie neurologiche del cucciolo, per fare solo qualche esempio possiamo citare la degenerazione spongiforme del Rottweiller (atassia, paresi, paralisi laringea),  l’atassia ereditaria del Jack Russell (atassia e ipermetria, fascicolazioni muscolari, anomalie acustiche), e l’idrocefalo, responsabile di attacchi convulsivi, alterazioni comportamentali e manifestazioni compulsive.
Crescere un cucciolo è quindi una cosa complicata, non scontata, né sempre piacevole. Ci vuole impegno, costanza, dedizione ed anche spirito di sacrificio. Ma non sempre , anzi direi raramente, è compreso quanta fatica bisogna fare per tirare su un cucciolo come si deve. È da qui che bisogna partire se si vuole capire  realmente perché tanti cani sono abbandonati, o restituiti al canile, o tenuti in condizioni di disagio comportamentale e quindi di sofferenza.
Non basta adottare un cane per diventare proprietari responsabili, bisogna educarlo. È questo il punto fondamentale della lotta al randagismo. Purtroppo ancora si parla solo di sterilizzazioni e gli “illuminati” propongono le adozioni. Dopo ventitre anni di sterilizzazioni e di canili quali strumenti di lotta al randagismo, senza risolverlo, le istituzioni e le amministrazioni continuano a destinare le minori risorse disponibili per le sterilizzazioni e per i canili, come indicato nell’ultima legge di stabilità.
Un esempio ortodosso è quello del comune di Foggia il cui Assessorato alle Politiche Sociali, “illuminato”,  si è impegnato a incrementare la “cultura delle adozioni” per affrontare il problema del randagismo e degli abbandoni. Bene! Qualcuno potrebbe anche pensare; almeno non si parla solo di sterilizzazioni. Eh no! Non si può chiedere alle istituzioni di prendere decisioni secondo le coordinate della logica. La schizofrenia la fa da padrona. Cosa fa quindi l’Assessorato, a seguito del suddetto annuncio sulla promozione delle adozioni per combattere il randagismo? Finanzia con la cassa del comune una piano di sterilizzazione!  

                                     Gaspare Petrantoni
                        Medico Veterinario Comportamentalista

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