LA PROVINCIA DI RAGUSA NON PUO’ RIDURSI AL LIMITE DEL VIVIBILE

E’ triste vedere un Consigliere provinciale scagliarsi contro il territorio della provincia ragusana. Un territorio che, pur dotato di aree industriali ed artigianali, viene quotidianamente devastato da insediamenti di qualunque tipo, da lottizzazioni semiabusive, da discariche abusive e da seconde case al limite del vivibile. Perché solo con l’anarchia territoriale ci dovrebbe essere sviluppo in provincia di Ragusa? Il Consigliere Mandarà afferma che nella nostra isola c’è disoccupazione, tessuto imprenditoriale debole, assenza di prospettive di sviluppo: ma superare queste criticità, creare prospettive di sviluppo vero, reale, non fittizio ed assistenziale non è forse compito della politica? Consumare suolo per costruire seconde case che vengono abitate circa 45 giorni all’anno crea sviluppo? Istituire un Parco che valorizzi e tuteli gli elementi naturali strutturanti il territorio quali altipiani, carrubeti, fiumi (dalla sorgente alla foce), cave, masserie, coste, significa forse andare contro lo sviluppo economico? Vorremmo capire cosa intende per sviluppo il Consigliere Mandarà. Perché la devastazione del paesaggio e l’offesa all’art. 9 della Costituzione dovrebbe alleviare la crisi economica? Perché il saccheggio del territorio porterà benessere ai cittadini della provincia di Ragusa? Il tema congressuale del Convegno nazionale di Italia Nostra tenutosi quest’anno, verteva proprio su “Quale paesaggio per le generazioni future?” e nella mozione finale è stato chiesto alle Regioni ed al Ministero per i Beni e le Attività Culturali il rigoroso rispetto dell’art. 9 della Costituzione nella elaborazione dei piani paesaggistici regionali e che gli enti preposti garantiscano ampia partecipazione, informazione e comunicazione pubblica, anche coinvolgendo le associazioni ambientaliste, come previsto nella legislazione vigente (Codice per i Beni Culturali e Paesaggio e Convenzione Europea del Paesaggio). Italia Nostra auspica, inoltre, che la crisi economica del paese (e quindi anche della provincia di Ragusa) non venga utilizzata come ulteriore operazione di saccheggio e di devastazione del territorio e del paesaggio, ma riafferma con forza che questa unica ed irripetibile risorsa consente di proiettare il nostro paese nella società e nell’economia della conoscenza fatte di valorizzazione del capitale umano e del patrimonio culturale al fine di consegnare alle generazioni future un patrimonio culturale e paesaggistico che appartiene a tutti gli italiani indipendentemente dai loro luoghi di residenza. Per superare la crisi la nostra isola non ha bisogno di grandi opere, abusivismo e cemento, ma di valorizzare il proprio patrimonio culturale ed i propri talenti. Dopo gli attacchi feroci all’istituendo Parco degli Iblei oggi assistiamo all’attacco del Piano paesaggistico, strumento principe di tutela sancito dal Codice per i Beni Culturali. I politici ed amministratori ragusani non vogliono più decisioni calate “dall’alto”, ma non è chiaro chi sia “l’alto”: forse le leggi nazionali o regionali? Ma una società civile vive sulle leggi: “dura lex, sed lex”. Ogni iniziativa tesa a regolamentare l’uso del territorio viene definita “mannaia”. Dicono di voler elaborare proposte proprie, ma quando le elaborano si scopre che sono proposte che nulla hanno a che vedere con il rispetto e lo sviluppo del territorio. Tra l’altro non si capisce quali sono le “linee direttrici” e le “prospettive di sviluppo” che gli amministratori vogliono per il territorio ragusano. La Ragusa-Catania è diventata una roulette russa per gli automobilisti che sono costretti a percorrerla, la ferrovia è morta, l’aeroporto non decolla, le aziende agricole chiudono, il mercato ortofrutticolo di Vittoria langue, il porto turistico di Marina di Ragusa forse sopravvive, il porto di Pozzallo non gode di ottima salute, e le trivellazioni petrolifere, senza ritorno economico per il territorio, proliferano. Come ultima risorsa potremmo puntare sul turismo, visto che tre importanti Comuni sono entrati a far parte del Patrimonio UNESCO e che l’industria del cinema è interessata al nostro territorio; e invece ogni giorno si assiste alla distruzione di tutto ciò che fino ad oggi ha interessato questo settore: il paesaggio agricolo ed i centri storici. Questa Associazione vorrebbe vedere, nelle istituzioni, veri tavoli tecnici quando si discute di pianificazione del territorio, tavoli tecnici fatti da professionisti seri, che sanno di cosa si sta parlando (biologi, paesaggisti, agronomi, architetti, storici dell’arte, sociologi) e non solo di sindacati e di associazioni di categoria. Costruire strade e capannoni industriali è legittimo e doveroso per lo sviluppo di un territorio: purchè sia fatto ogni sforzo per ridurre l’impatto che questi manufatti avranno sul territorio. Il rispetto dell’ambiente e delle sue risorse limitate e lo sviluppo economico di un territorio possono convivere benissimo, basta volerlo e cercare soluzioni adeguate. La distruzione dell’area agricola della nostra provincia, l’incontrollato allargamento dei confini urbani, il degrado di contesti storico-artistici, il patrimonio immobiliare inutilizzato o sotto utilizzato, la nascita di nuovi quartieri privi di servizi e di qualità, con perdita di identità sociale e culturale dei centri e delle periferie, è sotto gli occhi di tutti ed è finalizzato solo all’arricchimento di pochi. La difesa del territorio agricolo e naturale da ulteriori strutture e urbanizzazione va di pari passo con la difesa della storia delle funzioni dei nostri centri urbani spesso penalizzati da espansioni ingiustificate, realizzate in assenza di un censimento dei bisogni reali e guidate dalla logica della mera valorizzazione immobiliare. Spesso è difficile spiegare come a fronte di una crescita demografica zero si registrino ampliamenti urbani a dismisura con relativo consumo di territorio ed abbandono di interi quartieri. Recuperare e riqualificare quartieri fatiscenti porta un duplice vantaggio: riutilizzare suolo già cementificato e mantenere le relazioni sociali che sono tipici dei quartieri strutturati. Le scelte politiche delle Amministrazioni locali spesso vanno in controtendenza rispetto ad una opinione pubblica in cui sta crescendo la consapevolezza del valore del paesaggio come bene comune, ricchezza e risorsa di tutti i cittadini, tutelato dalla Costituzione e particolarmente significativo per una provincia ricca di storia e di natura come la nostra. Questa Associazione pertanto, senza voler arrogarsi diritti e poteri che non ha, chiede alle istituzioni che si stanno occupando in questi giorni della pianificazione del territorio, saggezza, lungimiranza e disponibilità a valutare soluzioni che contemperino tutela del territorio e sviluppo economico, auspicando un confronto culturale, tecnico ed urbanistico che renderebbe onore alla provincia iblea.    

 

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