LA PRIMA QUESTIONE E’ EDUCATIVA

Fatti gravi come il tentato stupro di qualche giorno fa devono interrogarci. Al tempo stesso però, se vogliamo il bene delle nuove generazioni, dobbiamo cercare di farlo con lucidità, pacatezza, capacità di ritrovare le vie per una vita buona e bella. Bisogna anzitutto rendersi conto che il fatto si inserisce in una tendenza ad una vita dissipata che sta caratterizzando le notti nella nostra città da un un po’ di tempo: tanti giovani e anche adolescenti, perfino ragazzine e ragazzini, stanno per nottate intere a bere, schiamazzare, sporcare, vivere una sessualità senza freni in vari luoghi del centro storico. La prima domanda che sorge spontanea é: e i genitori, le famiglie cosa dicono loro, quali regole danno?

Accanto alle famiglie sono interpellate le scuole, sempre più invivibili e deformate: le classi con numeri elevatissimi di alunni non permettono rapporti educativi, tutto si fa per adempimenti burocratici e per fini estranei alla cura formativa, senza più nemmeno il pudore di non dirlo. Anche la Chiesa e la città come comunità non può non sentirsi interpellata. Come Chiesa sentiremo dal Signore domenica prossima l’invito ad andare ai crocicchi delle strade, e l’icona della fedeltà al Vangelo resta quella del Buon Samaritano. Nella città abbiamo da tempo invitato ad un impegno convergente e costruttivo di forze politiche e sociali, abbiamo offerto occasioni come il convegno della Pasqua scorsa con sapienti testimoni ed educatori, abbiamo rinnovato l’invito a un “patto educativo” nel nome di don Puglisi.

Un capitolo a parte è quello dell’immigrazione: non si può generalizzare, i problemi si aggravano quando mancano politiche di integrazione, quando viene meno lo Stato sociale. Gli immigrati “egoisticamente” ci servono per evitare il crollo demografico e di interi settori dell’economia o dell’assistenza. Più sapientemente, non lasciando sacche non coperte né dal diritto né dal controllo, dobbiamo pensare a percorsi di effettiva inclusione che diventano anche effettiva prevenzione del disagio e della violenza. Speriamo in confronti dai toni pacati, per costruire anzitutto una larga e condivisa alleanza educativa, per una cura più attenta dei nostri giovani, per uno sguardo responsabile sulla città.

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