La Pagoda della Pace potrebbe diventare “bene storico monumentale”

La “Pagoda della Pace” potrebbe diventare bene storico monumentale. Il comune di Comiso ha già inoltrato la richiesta alla Sovrintendenza per ottenere questo riconoscimento e permettere così di sottoporre a vincolo la pagoda che sorge in contrada Canicarao e il tempio buddista. La richiesta è già stata presentata dal comune.


Questo riconoscimento potrebbe consentire al comune di intervenire a tutela del bene e di realizzare delle opere di interesse pubblico, come una strada di accesso.
È un nuovo capitolo che si inserisce nella vicenda di Gyosho Morishita, monaco buddista della Nipponzan Myohoji, che da 40 anni vive a Comiso. Morishita arrivò da Vienna negli anni 80, quando a Comiso iniziarono le manifestazioni pacifiste contro le installazioni dei missili Cruise. Morishita abitò a lungo a “La Verde Vigna” un campo che ospitò alcuni gruppi pacifisti, poi negli anni 90 si trasferì nelle colline di contrada Canicarao, dove realizzò dapprima un tempio temporaneo poi, su un terreno concesso in affitto per 99 anni, una pagoda della pace (unica esistente in Italia) e un tempio buddista, luogo di preghiera, al cui interno è ricavato anche il suo alloggio.

VOGLIONO FAR ANDARE VIA IL MONACO MORISHITA


Di recente, i proprietari (Salvatore Giannì e la moglie Kadiu Valbona) hanno chiesto la risoluzione del contratto. L’obiettivo è far andare via Morishita o vendere il terreno su cui sorge la pagoda. Per questa vicenda è in corso una mediazione.
Poi la signora Valbona ha deciso la realizzazione di un cancello che impedisce l’ingresso ai pellegrini che si recavano al tempio per la preghiera, specie nelle ore pomeridiane. Morishita aveva una copia delle chiavi, poteva entrare ed uscire, ma veniva impedito l’accesso ai pellegrini che si recavano a pregare. Poi il chiavistello venne sostituito e il monaco rimase isolato in cima alla collina. Oggi alla Pagoda si accede solo attraverso un ripido sentiero percorribile solo a piedi e solo attraverso quel sentiero Morishita può lasciare faticosamente la pagoda (oggi ha 78 anni). Lo fa solo in caso di necessità.

MORISHITA SOPRAVVIVE GRAZIE AGLI AMICI

Alcuni amici provvedono ai suoi bisogni portando a mano, su per il ripido sentiero, le vettovaglie e quanto serve. Da qualche tempo Morishita non ha nemmeno l’approvvigionamento idrico poiché la conduttura è rotta e i proprietari non permettono che venga riparata. Di recente, si è dovuto a far ricorso alle autobotti.
La vicenda sta forse per sbloccarsi, almeno per ciò che riguarda l’accesso alla pagoda. L’ordinanza sentenza emessa ieri dal giudice Giovanni Giampiccolo ha disposto che Morishita torni in possesso delle chiavi per permettere di entrare e uscire in auto e permettere l’accesso ai mezzi di soccorso. Per i pellegrini il cancello dovrà rimanere aperto limitatamente all’orario di preghiera (all’alba e nel pomeriggio).


Ora si dovrà eseguire la sentenza. Un primo passo.
Nel frattempo il comune ha chiesto il riconoscimento del bene monumentale. Questo potrebbe permettere di tutelare la pagoda e il tempio buddista anche nei prossimi anni.
Intanto, domenica prossima, prima domenica di aprile, la Pagoda ospiterà, come ogni anno, la Festa di Primavera. Si tratta di uno degli appuntamenti di richiamo nel corso dell’anno organizzati da Gyosho Morishita. Anche quest’anno Morishita invita i suoi amici a raggiungerlo in cima alla collina. Ma quest’anno per accedervi sarà necessario percorrere un sentiero ripido e accidentato.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it