LA NATURA DI TITI’ SANTA BARBARA DI CARMELO FERRERA

La casa Editrice GENIUS LOCI ha presentato venerdì 8 Agosto 2014 alle ore 20,00 presso il Circolo Nautico “A Doria” a Marina di Ragusa il libro di Carmelo Ferrera “ LA NATURA DI TITI’ SANTA BARBARA.

Sono presenti,oltre all’autore, Saro Distefano (giornalista); Gianni Battaglia (Attore regista); Giorgio Massari ( Co-direttore Genius Loci). La serata si è conclusa con un conviviale (giropizza).

Carmelo Ferrera è nato a Ragusa nel 1961, è laureato in medicina veterinaria. Ha pubblicato a proprie spese nel 2004 la raccolta di racconti brevi “ Germogli di follia” e nel 2010 ha fatto stampare sempre a proprie spese e donato agli amici il racconto “Nera”.

In questo nuovo scritto, il terzo, ogni riferimento a persone, scrive l’autore, cose, luoghi, mari, scogliere, porti, barche, case, politici, preti è  puramente casuale, così anche la Natura  intesa sia come Tutto, che come essenza di qualsiasi cosa o persona. Nel racconto non vi sono idee filosofiche, teologiche, sociologiche, politiche, scientifiche, anche i riferimenti a Dio sono casuali.

Eppure, a mio parere, è bella la figura del prete Don Gaetano, con cui il protagonista Titì, riesce ad instaurare più di un dialogo, avendo come riferimento LA NATURA.

I SACERDOTI: persone “specializzate” , ricorrono spesso nei racconti di Ferrera,sono persone separate da ciò che appartiene all’uomo. Nelle varie culture e nelle varie religioni i sacerdoti hanno ruoli e importanza diversa, così come è diverso il modo di caratterizzare questo loro essere separati: a volte l’abbigliamento, a volte il luogo dove risiedono, a volte un certo modo di tagliare i capelli, a volte i cibi che possono o non possono mangiare, evidenziano la loro diversità e il loro ruolo sociale.

E’ proprio con un sacerdote che Titi’ riesce a dialogare, a parlare della “Natura”…la Natura che è in noi, sembra che l’autore voglia dare ai preti il ruolo di mediatori con la divinità, ma ruolo che non riescono ad avere perche legati di più all’essere umano, all’aspetto terreno. Probabilmente non riesce a vedere nei preti la testimonianza della presenza di Dio che dovrebbe portare l’uomo agnostico a creder all’esistenza divina. Il prete è visto come figura terrena, che partecipa alla vita quotidiana.

Cicerone nel “De Natura Deorum” risale a Dio partendo dalla natura: “ Dio non si vede, ma si riconosce dalle sue opere. Non ci sembra forse evidente quando alziamo gli occhi dal cielo e contempliamo il creato, che ci debba essere una mente superiore che regga il mondo? Se uno entrando in una casa, in una scuola o in un tribunale vedesse regnare dovunque regolarità e ordine, non potrebbe pensare che questa è l’opera del caso; ma dovrebbe pensare che ci deve essere qualcuno che comanda e che è obbedito; a più forte ragione, in così grande varietà di movimenti degli astri, nell’ordine di tanti e così smisurati esseri, dovremo necessariamente ammettere una mente che regola tanti movimenti dell’universo. E’ di tale evidenza solare l’esistenza degli dei che negarla sarebbe lo stesso che essere affetto da pazzia”.

Quindi per Titì la NATURA intesa in tutte le sue forme: la spiaggia, i luoghi, le persone, l’uomo , il suo comportamento, sono motivi per dare il via al pensiero e quindi al cogito ergo sum.

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