La Mare Jonio resta sottoposta a fermo. La decisione del Tribunale di Ragusa

E’stata rigettata l’istanza di sospensione del provvedimento di fermo avanzata dalla Idra Social Shipping – società armatrice di Mare Jonio, il rimorchiatore attraverso il quale Mediterranea Saving Humans effettua salvataggi – e dal comandante pro tempore, Mare Jonio, è in stato di fermo a Pozzallo dal 5 aprile scorso, quando è stata raggiunta dal provvedimento emesso da Questura di Ragusa, Capitaneria di porto e Guardia di finanza di Pozzallo.

La vicenda

Poche ore prima della notifica del provvedimento, la Mare Jonio aveva sbarcato a Pozzallo 56 persone messe in salvo a 95 miglia dalle coste libiche. Una operazione complessa quella che avrebbe coinvolto la Mare Jonio dal momento che sia le persone messe in salvo, sia il team – stando a quanto riferì l’equipaggio di Mediterranea – sarebbero state minacciate a colpi di mitra da una motovedetta della Guardia costiera libica che si era avvicinata minacciosamente ai soccorritori mentre l’intervento di salvataggio era in corso. E le immagini diffuse raccontavano proprio questa circostanza. In quel frangente, alcune persone che erano già a bordo della natante libico per un precedente intervento, si sarebbero lanciate e sono state accolte anche loro sulla nave italiana. Una condizione di terrore che aveva spinto il sindaco di Pozzallo a richiedere preventivamente la presenza di uno psicologo in banchina, al momento dello sbarco per sostenere i migranti.

Il motivo del fermo della nave, stando a quando scritto a verbale stava nel fatto che il centro di coordinamento dei soccorsi in mare libico avrebbe riferito “che un gommone della ong si è avvicinato alla motovedetta libica che aveva a bordo persone in precedenza soccorse ed ha incitato i migranti a lanciarsi in mare per interrompere le operazioni” della motovedetta libica stessa. Il provvedimento è scattato perché “…quando il comandante della nave o l’armatore non fornisce le informazioni richieste dalla competente autorita’ nazionale per la ricerca e il soccorso in mare o non si uniforma alle indicazioni della medesima autorita’, si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 2.000 a euro 10.000. Alla contestazione della violazione consegue l’applicazione della sanzione amministrativa accessoria del fermo amministrativo per venti giorni della nave utilizzata per commettere la violazione…” e che prevede inasprimenti di sanzioni in caso di reiterazione).

La decisione del Tribunale di Ragusa

I legali hanno visto respinta l’istanza di sospensiva; l’udienza di merito è stata fissata per il prossimo 9 luglio. In giudizio si sono costituiti tre ministeri, Interno, Infrastrutture e dei Trasporti ed Economia e hanno chiesto il rigetto dell’istanza. Il giudice non ha ravvisato il “periculum in mora”, per difetto di un eventuale danno derivante dal ritardo – il fermo – imposto dal provvedimento stesso , e i “profili attinenti alla tutela della proprietà e agli ingenti costi di custodia e fermo riguardano danni patrimoniali integralmente risarcibili per equivalente all’esito del giudizio di merito” fatto che secondo il giudice non determinerebbe “l’irreversibilità del danno” tra i motivi della richiesta di sospensiva del provvedimento. Ma c’è anche un latro aspetto che il giudice ha evidenziato e riguarda proprio l’attività della Mare Jonio “consistente nel monitoraggio del rispetto dei diritti umani in mare e nella tutela del diritto alla vita tramite la predisposizione di attività di soccorso”: la nave non è abilitata al salvataggio in mare. foto di repertorio

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