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La dipendenza da social e il cyberbullismo. Un convegno al Crispi di Ragusa
17 Ott 2019 13:36
La dipendenza da social e il cyberbullismo al centro dell’incontro ospitato all’istituto Crispi di Ragusa con il Corecom Sicilia, l’ambulatorio antibullismo Asp e la polizia postale del dipartimento Sicilia orientale.
Gli effetti di ciò che si considera appartenere esclusivamente alla sfera del virtuale sono invece spesso reali e invasivi. La conseguenza di un uso distorto delle tecnologie genera fenomeni come la dipendenza da social e il cyberbullismo che hanno una forte ricaduta sulla realtà degli individui coinvolti: entrambi, bulli e bullizzati. È stato questo il tema dell’incontro che si è tenuto al Crispi. Numerosi gli interventi: la professoressa Maria Astone, presidente Corecom Sicilia e docente di Diritto privato all’Università di Messina, Marcello La Bella, dirigente della Polizia postale Dipartimento Sicilia Orientale e Giuseppe Raffa, pedagogista, coordinatore dell’ambulatorio antibullismo Asp di Ragusa, mediati dalla dirigente scolastica, Maria Grazia Carfì.
Non è facile affrontare un tema così difficile e delicato ma ciò che è emerso, fin dalle prima battute, sono le responsabilità della famiglia nella deresponsabilizzazione dei giovani. Non è tanto lo strumento in sé, ma l’uso che se ne fa. L’emancipazione a volte viene usata male, non è affermazione di individualità ma crea deterioramento e violenza.
«Noi come ambulatorio antibullismo – racconta Raffa – incontriamo genitori che chiedono come togliere il cellulare ai propri figli. Questa domanda è prova del solco enorme fra le due generazioni: ma se i nativi digitali sono una nuova specie umana, i parametri educativi devono cambiare. Quello che una volta era l’orsacchiotto, oggetto transizionale dal quale non ci si poteva dividere, oggi è il cellulare, che non va sottratto, ma i genitori devono acquisire competenze tecnologiche per inculcare la saggezza digitale ai loro figli”. E, ancora, aggiunge. “Ci sono famiglie in cui il padre si è ridotto a essere il peluche che gioca coi figli e mette mano al portafoglio; la mamma ha dismesso il ruolo dell’accudimento, e questo poi ha ripercussioni».
«Non c’è legge che possa sopperire all’educazione –commenta La Bella – prima qualcosa devono farlo la scuola e la famiglia. Il cyberbullismo comprende delle condotte previste dal codice penale che sono molto più gravi del bullismo classico perché, realizzate con i mezzi che Internet mette a disposizione, diventano micidiali. Internet fa parte della vita reale, ma si distingue per tempo e spazio: quello che facciamo, scriviamo rimane per sempre. Il diritto all’oblio è molto difficile da realizzare su Internet, i cui confini sono abbattuti e si può raggiungere il mondo. Da un po’ di anni gli attori della pedo-pornografia sono i minori che attraverso il cosiddetto sexting si scambiano video e immagini intime. La legge sul “revenge porn” è intervenuta proprio su questo. La legge sul cyberbullismo è nata in seguito alla vicenda di una ragazza, Carolina Picchio, morta suicida a tredici anni per l’inarrestabile circolazione di un video che la riguardava. È possibile scaricare un app, YouPol, che consente di fare segnalazioni anonime che possono aiutare chi conosciamo essere in difficoltà».
Fonte: LaSicilia
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