LA DELEGAZIONE IBLEA DA MERCOLEDI’ IN RIUNIONE PER LA STRATEGIA DI PROTESTA

 

La delegazione ufficiale del territorio ibleo, composta dal sindaco di Ragusa, Nello Dipasquale, Vincenzo Romeo in rappresentanza della Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Cesare Sorbo dell’Ascom, Pippo Occhipinti della Confesercenti, Giuseppe Cascone presidente della Camera di Commercio, Giuseppe Massari della Cna, Giuseppe Grassia e Giuseppe Guglielmino dell’Ance, commenta così l’ennesimo rinvio all’Assemblea Regionale Siciliana, della norma sugli enti locali.

“Registriamo l’ennesima mortificazione del territorio, lo stesso territorio tacciato di allarmismo a seguito della denuncia fatta dal sindaco di Ragusa, Nello Dipasquale, agli inizi di maggio sul furto perpetrato in merito ai fondi della legge su Ibla. Con l’ennesimo rinvio all’Ars registriamo la conferma dello scippo e il tradimento del territorio innanzitutto da parte del presidente della Regione, Raffaele Lombardo, di tutta la deputazione Ars e della deputazione iblea. La provincia di Ragusa può tentare, con le sue forze produttive e sociali, a reagire alla crisi economica ma non può certo continuare a tollerare e subire questi due anni di governo regionale. Si cambi rotta e si dia al territorio ciò che è del territorio. Noi non parteciperemo domani al rinvio dei lavori visto che la commissione anche oggi non ha espresso nessun tipo di parere e non è detto che lo faccia nelle prossime ore. Domani non saremo a Palermo ma saremo, a partire dalle 15, al Comune di Ragusa per un nuovo confronto del territorio e per avviare una strategia di protesta. Dai deputati di maggioranza e di opposizione ci saremmo aspettati le barricate e invece al rinvio nessuno ha protestato. Non potendo contare su questa rappresentanza regionale, non andremo più a partecipare a riunioni in loro presenza e non inviteremo alle nostre riunioni i deputati fino a quando non sarà portato a casa il risultato. Ma per adesso, visto che non possiamo più credere a nessuno, dobbiamo lavorare per evitare lo scoppio e lo stadio di assedio a cui ormai siamo”.

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