LA COMUNICAZIONE POLITICA 2

Un utile strumento di comprensione della comunicazione politica è il concetto di “post-moderno”, il cui ambito di applicazione è quanto mai esteso, andando dall’arte alla filosofia, dalla sociologia alla storia.
Il “post-moderno” caratterizza tutti quei processi che vedono un sostanziale superamento della logica binaria del tutto/niente, vero/falso, alto/basso, ecc. Dunque, diremo post-moderno un pensiero orientato verso la complessità, che accoglie la gradazione, che non rifiuta la dialettica fra una tesi e il suo contrario.
Per trovare un esempio nel terreno dell’arte guardiamo al rapporto controverso e spesso polemico fra la cosiddetta arte alta (pittura, cinema) e la cosiddetta arte bassa (fumetti, pratiche grafiche spontanee). Il post-moderno accetta, favorisce un incontro osmotico fra questi due linguaggi e ne ricava un valore aggiunto quale quello dei sincretismi espressivi (oggi tanto cinema si ispira al fumetto, o certa pittura che guarda alla grafica industriale, e così via).
Trasponendo queste riflessioni nell’ambito dei processi sociali, culturali e politici ecco che il post-moderno ci apre a uno scenario composito in cui i valori si scambiano spesso di posto, la loro collocazione dipendendo dall’obiettivo dell’osservazione, da ciò che gli individui ritengono prioritario in quel momento.
Ovviamente si tratta di un concetto che va maneggiato con cura, pena la possibilità di una “catastrofe” valoriale che può fare comodo alle operazioni più interessate ad un relativismo cinico e maligno. Ma la sua ricchezza si esprime nell’aver introdotto e centrato la “complessità” di un fenomeno, una qualità irrinunciabile della ricerca di una “verità” non solo teorica ma anche pratica.
Qual è, a questo punto, la posizione del linguaggio politico rispetto a questa categoria del pensiero?
Di arretramento, di negazione, di rifiuto.
La comunicazione politica è il luogo elettivo dell’assegnazione manichea di un valore: in genere di un valore di verità, vero (tutto ciò che affermo io) e falso (tutto ciò che affermi tu). La pesantezza emotiva che sostiene questo tipo di comunicazione – qual è soprattutto quella televisiva – debordante, assordante, petulante, ciarliera, si accompagna perfettamente alla drastica riduzione della complessità dei punti di vista: è tutto un pullulare di schematizzazioni binarie in cui non è ammessa alcuna gradazione intermedia fra le parti. Oggi più che mai, sideralmente lontani dal linguaggio politico di alcuni decenni fa. Ciò, poi, è alquanto curioso (ma spiegabile) se rapportato al cosiddetto tramonto delle ideologie, che dovrebbe aver favorito una maggiore dimestichezza con le “tinte” intermedie. Ma questo è un altro capitolo……
Stay tuned.                                                       

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