LA CAGLIATA

 

Il sequestro effettuato dai carabinieri del Nas di Bari di 3 tonnellate e mezzo di cagliata proveniente da Paesi esteri, solleva un problema di portata nazionale che nel nostro territorio è particolarmente sentito. Già da diversi mesi ho raccolto diverse segnalazioni su caseifici che usano nel processo di lavorazione la cagliata proveniente dall’Est Europa ed in particolar modo dalla Slovenia. Il principio è lo stesso di quello che riguarda olio e arance: la distribuzione preferisce il prodotto estero per il costo decisamente più basso rispetto al nostro senza però interrogarsi più di tanto sul perché costi così poco. Gli standard sanitari in Italia sono estremamente rigidi e prevedono una serie di controlli che negli altri Paesi non esistono. Minori controlli, minori standard da rispettare, minori costi di produzione. Una concorrenza sleale che lede gli interessi dei nostri produttori e che può nuocere alla salute del consumatore.

Il caso specifico della cagliata. Nessuno, quando va a comprare i prodotti caseari, conosce la provenienza della cagliata. Io mi sto battendo affinchè sia obbligatorio indicare anche la provenienza della cagliata in modo da consentire al consumatore di scegliere in piena consapevolezza. La salute dei consumatori e gli interessi dei nostri produttori devono sempre essere in primo piano nella politica a qualsiasi livello. Basta svendere il nostro prodotto sull’altare di interessi superiori. Parlerò anche di questo mercoledì a Roma, quando ho in programma una riunione presso il Ministero della Agricoltura, che dovrebbe sbloccare diversi aspetti legati al nostro comparto agricolo.

 

 

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