Istat, i dati sulla natalità: il numero medio di figli per donna in Italia è il più basso dal 2003. Nonostante tutto, a Ragusa si nasce

Il numero medio di figli per donna è pari a 1,24, il più basso dal 2003. E’ quanto attesta l’Istat, nel report sugli indicatori demografici 2020. Avere figli, sottolinea l’Istat nel report, rappresenta sempre più una scelta posticipata e, in quanto tale, ridotta rispetto a quanti idealmente se ne desiderano.

L’età media al parto ha raggiunto i 32,2 anni (+0,1 sul 2019), un parametro che segna regolari incrementi da molto tempo (30,8 nel 2003 e 31,1 nel 2008). In questo quadro, oggi è del tutto usuale che la fecondità espressa dalle donne 35-39enni superi quella delle 25-29enni o che le ultraquarantenni stiano progressivamente avvicinandosi ai livelli delle giovani under25. La riduzione della natalità, evidenzia l’Istat, interessa tutte le aree del Paese, da Nord a Sud, salvo rare e non significative eccezioni. Sul piano regionale le nascite, che su scala nazionale risultano inferiori del 3,8% sul 2019, si riducono dell’11,2% in Molise, del 7,8% in Valle d’Aosta, del 6,9% in Sardegna.

Tra le province, a riprova di un quadro generale piuttosto critico, sono soltanto 11 (su 107) quelle in cui si rileva un incremento delle nascite: Verbano-Cusio Ossola, Imperia, Belluno, Gorizia, Trieste, Grosseto, Fermo, Caserta, Brindisi, Vibo Valentia e Sud Sardegna. La fecondità si mantiene più elevata nel Nord del Paese, con 1,27 figli per donna ma in calo rispetto a 1,31 del 2019 (e a 1,44 del 2008). Nel Mezzogiorno scende da 1,26 a 1,23 (1,34 nel 2008) mentre al Centro passa da 1,19 a 1,17 (1,39 nel 2008). La regione più prolifica è il Trentino-Alto Adige con 1,52 figli per donna, in calo da 1,57 del 2019. Sotto il livello di 1,2 figli per donna si trovano soltanto regioni del Centro-sud.

Una situazione decisamente sfavorevole è nelle aree a maggiore declino demografico, che, al contrario, avrebbero grande necessità di invertire le tendenze in corso. In Umbria, Abruzzo, Molise e Basilicata si è molto più prossimi al livello di rimpiazzo della sola madre (cioè a un figlio per donna) che non, idealmente, a quello della coppia di genitori (due figli). In Sardegna (0,95 figli per donna), per il secondo anno consecutivo non si coglie nemmeno l’obiettivo minimo di rimpiazzare almeno un genitore.

In questo panorama, tutt’altro che favorevole, l’unica realtà territoriale che si differenzia dalle altre è la provincia di Bolzano che, con 1,69 figli per donna, detiene il primato della più alta prolificità, seguita ad ampia distanza dalle province di Gorizia (1,42), Palermo e Catania (1,38), Ragusa e Cuneo (1,36) e Trento (1,35). Nel complesso sono 62 (su 107) le province con un livello di fecondità sotto la media nazionale (1,24), segno di una evidente asimmetria a sinistra della distribuzione, con quattro delle cinque province sarde sotto il livello di un figlio per donna e la quinta, Nuoro, che si ferma a 1,01.

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