IPPOLITO NIEVO

Figura tra le più rilevanti di tutto il periodo risorgimentale, Ippolito Nievo nella sua pur breve vita (morì trentenne), si dedicò ad una vasta ed eterogenea attività letteraria e saggistica, culminata con Le confessioni di un Italiano, pubblicato postumo.

Nievo non è importante solo in ambito letterario: fu anche un intellettuale attento e partecipe delle vicende storiche, sociali e politiche della sua epoca. Uno dei pochi, che comprese appieno il peso che le masse contadine avevano negli equilibri della nazione italiana in via di formazione.

Egli nacque a Padova, il 30 novembre 1831, da famiglia nobile. L’infanzia e l’adolescenza la trascorse per lunghi periodi nella zona di campagna  veneto-friulana dove saranno ambientati  molte delle  sue pagine  di narrativa.

Nel 1850  si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza a Pavia e proseguì poi gli studi a Padova, e si dedicò contemporaneamente al giornalismo e alla letteratura. Si laureò nel 1855, ma non volle intraprendere la carriera notarile cui la famiglia intendeva avviarlo, invece intensificò l’attività di pubblicista e scrittore.

Nel 1859, entusiasta delle idee mazziniane, partecipò alla campagna   della seconda guerra di indipendenza nel corpo dei Cacciatori delle Alpi, guidato da Garibaldi, combattendo in Valtellina e sullo Stelvio. L’anno successivo prese parte, sempre con Garibaldi all’impresa dei Mille. Dopo l’occupazione di Palermo gli venne affidata la viceintendenza generale della spedizione. Fu in questa veste che  Nievo riordinò le pratiche amministrative della spedizione stessa e scrisse due rendiconti a difesa dell’operato del corpo dei volontari, messo in discussione dagli attacchi strumentali di parte moderata. Garibaldi ordinò a Ippolito Nievo di portare  in Piemonte i libri contabili. Non arrivò mai. Il piroscafo che lo  portava da Palermo a Napoli naufragò e morì nel marzo 1861.

A questo proposito si sono levate molte voci di accusa di complotto politico, a cominciare dal pronipote Stanislao Nievo ne: La tragica morte di Ippolito Nievo; Cesaremaria Glori, Il naufragio doloso del piroscafo “Ercole”; Il misterioso caso di Ippolito Nievo di Rino Camilleri; Brigantaggio postunitario – Una storia tutta da scrivere di Fernando Riccardi; Il cimitero di Praga di Umberto Eco; e altri ancora.

La produzione letteraria di Nievo è vastissima, come sono numerosissimi i generi che tocca. In campo narrativo  lo scrittore  passò dal racconto parodistico alla novella d’ambiente campagnolo, per giungere all’elaborata architettura delle Confessioni, un romanzo cui agiscono diversi modelli di narrazione.

Scrisse il “romanzetto” satirico Antiafrodisiaco per l’amor platonico, scritto in seguito ad una delusione amorosa  e pubblicato in tempi relativamente recenti.

A livello linguistico la prosa di Nievo tende a fondere l’elemento aulico e letterario con quello popolare e dialettale. Scrisse anche  tra  l’altro Angelo di bontà. Storia del secolo passato (1856); racconti raccolti in volume  il Novelliere campagnolo; il racconto “filosofico”  Il barone di Nicastro.

Fu anche prolifico autore di poesie  che pubblicò in due volumi di Versi dove si denota l’influsso burlesco e e popolare di Giuseppe Giusti  e altre raccolte.

Di minore interesse la produzione teatrale che consta di numerose commedie e due tragedie.

Per la saggistica vanno ricordati  almeno due dei suoi lavori: il primo è Studi della poesia popolare e civile massimamente in Italia,  pubblicata nel 1854 dove l’autore sostiene l’esigenza  di una letteratura orientata verso le problematiche sociali e civili, con particolare considerazione per quelle relative al mondo rurale.

Il secondo, uscito  postumo  e incompleto dal titolo: Frammento della rivoluzione nazionale, che rappresenta il culmine  delle riflessioni politico-sociali di Nievo.

Per concludere una considerazione su Le confessioni di un Italiano. Esse costituiscono uno degli eventi più significativi del romanzo italiano ottocentesco.

Scritto fra il 1857 e il 58, fu pubblicato postumo nel 1867 con il titolo Confessioni di un Ottuagenario.

Il libro racconta in prima persona, con grande forza narrativa, la lunga vita di un uomo ormai ottantenne, la sua infanzia, la sua formazione intellettuale, le sue passioni amorose e politiche, in una storia che è anche quella dell’Italia avviata, tra difficoltà e travagli, all’unificazione.

                                                                                                                                                               di Adelina Valcanover

 

 

 

 

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