INTERVISTA ALLO SCRITTORE GIORGIO RAGUCCI BRUGGER

Nell’ambito delle manifestazioni organizzate dall’Associazione Il Furore dei Libri, che in queste ultime sei settimane sono state  numerose e tutte di spessore, il 21 dicembre, sempre a Rovereto, c’era E’ arrivato un bastimento carico di “S” come SCRITTORI.

Autori  di racconti, romanzi, poesie dove questi scrittori spiegavano, raccontavano e illustravano, la loro passione di scrivere.

Ho raccolto alcune interviste e questa è a prima di una piccola serie.

 

Lei è uno scrittore: Giorgio Ragucci Brugger. Qual è l’argomento del suo ultimo romanzo?

Cuori irrequieti nel nido dell’aquila. Tratta dell’ultimo anno di liceo classico di una classe (la mia) in prossimità della maturità, partendo da 1962 fini agli anni Novanta.

Può riassumere in breve il Suo libro?

Descrivo il carattere dei miei compagni di scuola e le loro rispettive famiglie nel contesto dell’ambiente di Trento in quelli anni e narro, uno per uno, le vicende dell’Università e poi  del lavoro nelle rispettive carriere.

Quindi tratta della Rivoluzione Culturale?

Infatti! Sono gli anni che anticipano il manifestarsi della contestazione giovanile, che avrà il punto focale da ‘67 al ’71, nell’ambito della Facoltà di Sociologia di Trento, attraverso manifestazioni, occupazione della sede universitaria e di altri fatti di cronaca dell’epoca.

Parla anche di Renato Curcio e Margherita Cagol?

Alcuni personaggi-studenti  sono descritti a simbolo di questi, in particolare Camilla rispecchia sotto forma romanzata Margherita Cagol.

Che è stata una brigatista rossa…

Sì, ed è morta in un conflitto a fuoco con ai carabinieri il 5 giugno 1975 ad Arzello di Melazzo in Piemonte.

Che tipo era questa ragazza?

Camilla rappresenta  la punta di un iceberg della  generazione dei giovani di Trento, che si ribellano ad un sistema politico ormai superato, che contestano la tradizione  e una certa concezione della famiglia e della società ed intende proporre nuovi valori e anche il riscatto della classi sociali più emarginate.

Quanto sono riusciti a suo parere e quanto hanno fallito nell’intento?

A seguito di qualsiasi rivoluzione o mutamento sociale, anche se questi sono falliti, restano pur sempre i segni dell’impresa, i quali a sua volta porteranno a eventi nuovi. Ad una ridiscussione dei problemi e dei valori sottoposti ad esame.

Quindi anche adesso c’è un riverbero di allora?

Il filosofo e sociologo Herbert Marcuse ha affermato che, i problemi posti nel ’68 che non si è trovata una soluzione, si presenteranno nel proseguo della Storia fintanto che non verranno risolti.

Prevede un’altra rivolta culturale?

A breve, gli effetti della globalizzazione porteranno ad instaurare,  nelle varie parti del mondo, dei nuovi regimi totalitari; non più sotto la spinta dei vari nazionalismi, come è successo in passato, bensì sotto i vincoli e il potere dei mezzi telematici, e del liberismo economico.

Mi parli ora dei suoi altri scritti.

Tutti i miei scritti sono stati dati in solidarietà.

Cioè?

La raccolta di poesie I cavalli di Fedro è stata donata a NU.VO.LA di Sanzeno; Il Poema del Trentino all’Associazione Diabete Giovanile del Trentino; il romanzo La pazzia di Ruben, a favore dell’ADMO (Associazione Donatori Midollo Osseo); La signora delle farfalle destinato all’Associazione Celiaca; La promessa donata All’A.M.A. (Auto Mutuo Aiuto) di Trento e la raccolta di racconti intitolata La sfida è servita in parte al sostegno di un’associazione umanitaria di Borgo Valsugana.

Di cosa si interessa attualmente?

Adesso sto organizzando una serie di incontri di filosofia politica presso un Caffè letterario  di Trento.

Ma scrive ancora?

Verso primavera conto di pubblicare un nuovo romanzo dal titolo: Lontano da Babilonia.

A conclusione dell’intervista ha una frase o un motto per i lettori di RagusaOggi?

Non omnis moriar. [Orazio, Odi]

(Non morirò del tutto).

 

 

 

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