In Tanzania con la Missione Tucum. Anche Ragusa vola per l’Africa.

Iniziata oggi, con la partenza per la Tanzania, la missione Tucum che da quasi tre anni offre la sua opera a Marina di Acate. E Ragusa c’è in questa opera di grande fratellanza fra popoli. C’è con Davide Bocchieri, il collega giornalista, che della solidarietà ha fatto uno stile di vita volto a raggiungere chi sta nel bisogno. Un esempio di come darsi al prossimo è fonte di gioia. Davide ha fatto tutto in silenzio, non è il tipo che strombazza, che lavora nel silenzio, che si dà al prossimo con amore, ampia disponibilità ma grande riservatezza. Il suo saluto lo abbiamo raccolto su fb. Forte e toccante.

“Dall’Africa c’è sempre qualcosa di nuovo”. Il ‘vecchio’ Plinio aveva proprio ragione.

“È per questo motivo che torno in Tanzania per la terza volta, dopo lo stop di tre anni dovuto alla pandemia (e non solo) – inizia così il suo saluto Davide Bocchieri che con i suoi 44 anni vive a Ragusa – quest’anno parto dopo aver vissuto circa venti giorni in un ‘luogo’ che è frutto di quella novità che ci ha regalato l’Africa: la missione di suore e laici di Tucum a Marina di Acate. Sì, quel sogno ce lo ha suggerito (prepotentemente) proprio l’esperienza in Tanzania: abbiamo compreso che la missione non può impegnarci solo due settimane l’anno, ma dev’essere – compatibilmente con i nostri impegni quotidiani – un orizzonte di senso, un impegno costante, un rinnovare, ogni giorno, il nostro battesimo”.

Forte della sua esperienza di anni prima e di recente a Marina di Acate dove si è speso per avviare un luogo dove aiutare i bambini della fascia trasformata.

“Torno in Tanzania per dire grazie, a Dio, innanzitutto; con Lui e in Lui, il mio grazie a quei tanti amici i cui volti, nei momenti più dolorosi che ho vissuto in questi ultimi tre anni, mi hanno confortato e incoraggiato. Parto in un giorno per me speciale, il 3 agosto, memoria di un doloroso distacco e ‘promemoria’ di resurrezione. Parto con le batterie scariche, senza alcun oggetto nella ‘cassetta degli attrezzi’ del volontario, senza doni né effetti speciali. Perché ho imparato che l’Africa è madre, maestra e casa, e lì si può fare il pieno di vita senza la logica del dare e del ricevere, ma nella dimensione del dono che si costruisce nello spazio della relazione. Parto con amiche e amici che hanno il cuore colmo di gioia, passione e desiderio di incontrare l’altro. A tutti noi: che sia un viaggio buono, un cammino appassionato, un ‘tempo opportuno’ colto come preziosa occasione di cambiamento!”.

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