IMPORTANTE TAVOLA ROTONDA PER LA SANITA’ IBLEA

Per anni l’Azienda sanitaria della Provincia di Ragusa è stata particolarmente efficace nell’assistenza sanitaria a immigrati, anche irregolari, tanto da essere presa ad esempio come livello organizzativo in ambito di accessibilità e di specifico management. Purtroppo dal primo gennaio 2012 sono stati chiusi gli ambulatori dedicati alla parte più fragile della popolazione straniera (ambulatori STP ed ENI), strutture che erano diventate riferimento per singoli e famiglie anche per la possibilità di interventi di mediazione linguistica e culturale. Proprio in un momento in cui la Regione Sicilia ha messo in campo un gruppo tecnico per produrre delle indicazioni, anche organizzative, per garantire a tutti accessibilità e fruibilità dei servizi, tale iniziativa di chiusura sembra in controtendenza con una specifica sensibilità istituzionale. 

Per discutere del problema, in attesa di maggiori informazioni da parte dell’Asp provinciale su eventuali future scelte organizzative, l’Associazione Multietnica “Uniti senza frontiere”, in collaborazione con il SIMM e le associazioni GrIS, ARC EN CIEL e ANOLF ha promosso un momento di informazione e di confronto sul modello di integrazione socio-sanitario presso l’auditorium dell’Avis Ragusa.

“La nostra Provincia è una zona di sbarchi e la presenza dei cittadini stranieri è sempre in aumento – esordisce Fethia Bouhajeb, presidente dell’Associazione -, viviamo in una società multietnica quindi, in cui il problema delle cure agli immigrati regolari e irregolari è paricolamente sentito. Le persone e le merci circolano liberamente, per cui la prevenzione di malattie ed epidemie risulta importante per l’intera collettività”.

“Per l’ennesima volta dobbiamo intervenire sul diritto alla salute degli immigrati in condizione di irregolarità giuridca – evidenzia il Dott. Mario Affronti, Presidente nazional SIMM e Responsabile del Servizio di Medicina delle Migrazioni presso il Policlinico “P. Giaccone” di Palermo – cioè i clandestini, per i quali era prevista dalla normativa nazionale e regionale un’assitenza tramite l’istituzione degli ambulatori dedicati. Tali norme risalgono al 1995  – aggiunge il dott. Affronti – e oggi intervenire su questa particolare procedura significa negare dei diritti a persone assolutamente emarginate, che però da noi hanno titolo per ricevere cure e assistenza. Un passo indietro verso la salute per tutti, principio garantito anche dalla nostra Costituzione”.

Stessa opinione per Vincenzo La Monica, responsabile provinciale Immigrazione Caritas italiana:

“E’ difficile fare una valutazione esatta degli irregolari presenti nel territorio ibleo, zona ad alta vocazione agricola e quindi particolarmente investita dal fenomeno, le stime più attendibili indicano 4.000 immigrati irregolari a cui devono aggiungersi i comunitari privi di residenza. In tutto quindi circa 7.000 persone che necessitano di cure. Finora a Ragusa operavano a pieno regime 5 Ambulatori dedicati, ma adesso non sappiamo come si evolverà la situazione. Come Caritas vigileremo sulla problematica che non riguarda certo solo le comunità clandestine bensì l’intera cittadinanza”.

 

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