Il Sert dell’Asp in prima linea contro le tossicodipendente

È stata presentata in Parlamento la* Relazione 2018 sul fenomeno delle tossicodipendenze*. I dati sono significativi di un trend sempre più in crescita. Il fenomeno viene descritto attraverso la lettura tanto del mercato quanto delle varie dimensioni della domanda di sostanze stupefacenti, nonché delle risposte a livello nazionale in termini di prevenzione, cura e contrasto.

Il dr. Giuseppe Mustile – direttore del Ser.T. dell’Azienda Sanitaria di Ragusa interviene con una lunga riflessione del fenomeno nella nostra provincia e, in particolare, sull’uso della cocaina: *“COCAINA … mon amour. ANCORA UNA DROGA O UNA COMPAGNA DI DIVERTIMENTO?”*

“C’è un allarme cocaina nel nostro territorio, chiaramente non siamo l’unico territorio, ma mai come in questo ultimo anno i dati sono così chiari e significativi.
Dalla nostra rilevazione statistica annuale del 2017 quasi tutti i nuovi casi che sono afferiti al Sert per problemi di abuso sono stati per cocaina o per gioco d’azzardo con una percentuale che rasenta il 70% per la cocaina.
Anche i vecchi consumatori di eroina fanno uso anche se saltuario di cocaina ed i consumatori di alcol e cannabinoidi vengono trovati positivi agli screening urinari per i derivati della cocaina più spesso di quanto ci aspetteremmo.
Tutto insomma ci fa propendere per una nuova riacutizzazione del consumo di questa sostanza fortemente distruttiva sia dal punto di vista comportamentale che dal punto di vista biologico.
Vale la pena ricordare come il consumo anche saltuario di cocaina provoca dei danni cerebrali irreversibili (il pruning degli autori anglosassoni cioè letteralmente la potatura degli alberi dentritici del sistema cerebrale centrale) con esiti a lungo termine ancora difficili da standardizzare ma sicuramente con effetti neuropatici significativi soprattutto sulle abilità cognitive, la capacità di risolvere problemi, di pianificare, di prendere decisioni.
Mentre il danno comportamentale è sotto gli occhi di coloro che convivono con un consumatore di cocaina sia occasionale che chiaramente con un consumatore patologico (disturbi dell’umore, sindrome paranoide, disturbo persecutorio, delirio di gelosia soprattutto se associato all’alcol producendo la famigerata e potenzialmente lesiva COCAETILENE una sostanza completamente diverse dalla sola cocaina e dal solo alcol consumato ma che ha degli effetti amplificati).
Anche le forze dell’ordine pur impegnate strenuamente nella lotta al narcotraffico e pur segnalando i sequestri cospicui di sostanze (le cronache di quasi tutte le settimane sono piene di arresti di soggetti anche insospettabili con possessi consistenti di cocaina) non possono fare altro che registrare questa ondata di consumi.
Sembra si sia sdoganata la “moda” della sniffatina di sostanza in occasione di festini più o meno leciti abbinata al consumo di alcolici. Un comportamento dissonante rispetto allo stile di vita di molti di questi consumatori fai da te che poi devono fare i conti con i sintomi psichiatrici della cocaina o con le dinamiche sociali e familiari che cambiano inevitabilmente con il suo consumo anche se occasionale.
Siamo di fronte ad un cambiamento di senso, di luogo e di spazio del consumo che non è più considerato appannaggio dei vecchi “sporchi, brutti e cattivi” (gli eroinomani) di una volta ma di persone alcune volte ben inserite nel contesto sociale ed economico che sperano in una dose di felicità a basso costo (visto anche i costi notevolmente ridotti dello spaccio di cocaina) e vanno avanti confidando nella capacità di metabolizzazione di questi comportamenti devianti derivante dallo loro vita apparentemente tranquilla.
Un quadro a tinte fosche che lascia basiti sul piano dell’intervento clinico e preventivo che rivendichiamo con forza di fare bene e mettendo a disposizione di tutti le nostre conoscenze e con tutta la nostra esperienza, ma che evidentemente non basta da solo ad arginare una marea di questo genere.
Ecco che allora bisogna rinsaldare le file della competenza sociale, dell’intervento coordinato e condiviso con tutte le forze sane della nostra società perché di un nuovo modello educativo abbiamo bisogno che tenga conto di questi radicali cambiamenti così rapidi verso i quali alcune volte ci scopriamo impreparati e verso i quali la solitudine delle Istituzioni non paga.”

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