Il problema è sempre e solo il lupo, non Cappuccetto Rosso

La rubrica dello psicologo a cura di Cesare Ammendola.

In ottima compagnia, devo dire, due giorni fa replicavo anch’io sui social all’ultima e roboante uscita del giornalista Andrea Giambruno, autore di un’allusione “paternalistica” e “protettiva” nelle intenzioni, ma essenzialmente infelice nelle risonanze universali. 

Sceglievo di farlo con una lettera idealmente indirizzata a una giovane donna dell’Italia del 2023, lettera che riporto qui e ora fedelmente, citandomi senza ritegno:

“Cara ragazza mia, non ti parlo da terapeuta, da amico o da padre, ma da saggio consigliere: come, con altre parole, dice il compagno della Meloni, se eviti di uscire il sabato sera, il lupo non ti incontra. Se eviti la minigonna e il rossetto, il lupo non ti sbava. Se eviti le canne, il lupo non ti raggira. Se eviti di ballare su Tik Tok, il lupo non ti nota. Se eviti di essere curiosa e gentile coi ragazzi, il lupo non fraintende. Se eviti di fidarti, il lupo non ne approfitta. Se eviti di bere alla festa, il lupo non ti domina. Se insomma eviti di vivere, nessuno ti farà violenza. E però tu avrai fatto violenza a te stessa, impedendoti di essere libera, anche di sbagliare, come è necessario alla tua età.

E soprattutto noi maschi “alfa” avremo fatto, senza sapere, l’ennesima violenza contro di te, perché è più facile, lo so, ma è davvero oscena quella società in cui chiediamo alle donne di non essere se stesse, pur di non chiedere agli uomini di essere umani.”

Nel testo, sin dall’inizio, io, seguendo la scia logica implicita del ragionamento fatto dal giornalista in tv), preciso: “… come, con altre parole, dice il compagno della Meloni …”

Quella sull’ubriacatura e il lupo è invece una citazione quasi testuale.

Le reazioni al mio post mi hanno colpito non poco. Da un lato, migliaia di like (anche di uomini) e più di seicento condivisioni mi hanno restituito il senso di un allibire comune. E tuttavia, risuona ancora in me il silenzio pressoché assoluto dei miei tantissimi e ottimi amici, più o meno vicini politicamente all’area di “destra”, che in altre circostanze interagiscono invece amabilmente con il mio profilo. 

Voglio essere chiaro: se la stessa allusione, “paternalistica”, l’avesse fatta pubblicamente il marito di una esponente illustre del Pd, io avrei fatto le stesse identiche obiezioni nello stesso identico modo.

Spero che in Italia sia possibile pensare e dire intorno al reale e al presente liberamente e obiettivamente, ben oltre le faziosità ideologiche e politiche. Spero e dispero.

Altri, pochi, mi hanno rimproverato una malcelata indulgenza verso le insane abitudini dei giovani di oggi. È una critica fuori fuoco. Io non giustifico affatto, prendo semplicemente atto del dato antico per cui a una certa età è fisiologicamente correlata una propensione a trasgredire, una vocazione all’eccesso, un talento nello sbagliare. 

Ma se Cappuccetto Rosso non regge l’alcool, non significa che perciò stesso è stata lei a generare o incoraggiare o facilitare il crimine. Questo non può e non deve essere associato in modo quasi deterministico ed eziologico, in ossequio ad un’equazione arbitraria e perversa, al pegno ineluttabile delle licenze altrui, laddove l’altro è un essere inteso al male.

In realtà, chi si ubriaca (e chi non si ubriaca) corre pericoli. Ma fino a quando guarderemo alla vittima che si ubriaca e non al lupo, la favola sarà scritta malissimo. E a noi non piacciono le brutte favole raccontate al contrario.

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