Il Parco degli Iblei non deve far paura. Parola di Legambiente: “Si terrorizzano gli allevatori solo per propaganda”

Riceviamo e pubblichiamo una nota diffusa da Legambiente sul Parco degli Iblei. L’associazione ambientalista rassicura dicendo che il parco non sarà foriero di chiusure di imprese zootecniche e agricole. Ecco alcuni stralci:
“Per un pugno di voti si terrorizzano gli allevatori prospettando la chiusura delle aziende se si istituisce il Parco : niente di più falso. La minaccia all’agricoltura  deriva dal cambiamento climatico e dalla siccità e non dal Parco che aiuta a mitigare gli effetti del clima che cambia per colpa dell’uomo. 
Puntualmente dopo dieci anni di letargo riecco i professionisti della paura. Profetizzano tragedie, fallimenti, chiusure di attività economiche, soprattutto agricole, per quella che loro chiamano mummificazione del territorio che altro non è che la salvaguardia degli ecosistemi e dei complessi storici-paesaggistici-archeologici. Dodici anni fa lo dicevano per il piano paesaggistico, oggi per il parco degli iblei. Peccato, per loro, che  sbagliano di grosso. Il piano paesaggistico doveva “ mummificare “ il territorio ma non è successo niente di ciò. Nessuna protesta neanche per i vincoli apposti nelle zona rossa di maggior tutela. Anzi l’aver tutelato il paesaggio rurale ha agevolato il turismo culturale e relazionale senza per questo danneggiare l’agricoltura. La stessa cosa accadrà per il parco che sarà un volano per lo sviluppo sostenibile e non danneggerà il settore agricolo-zootecnico che nelle aree di maggior pregio del parco è di tipo semibrado o brado e non intensivo. La prova ? Nella zona 1 del parco ( area di rilevante interesse naturalistico, agricolo, storico-culturale con inesistente o minimo grado di antropizzazione )  non si possono realizzare nuovi edifici, nella zona rossa del piano paesaggistico pure. Nella zona 1 del parco non si possono realizzare nuove strade, nella zona rossa del piano paesaggistico pure. Nel parco è vietata l’apertura di cave, nelle aree del piano paesaggistico soggette all’art. 134 del testo unico dei beni culturali pure. Nel parco non si possono realizzare discariche , nelle aree tutelate dal piano paesaggistico pure. E potremmo continuare. Nella zona 1 del parco è consentita invece la manutenzione straordinaria di strade ed edifici, e si può addirittura aumentare la volumetria dei fabbricati rurali esistenti del 10% come nel piano paesaggistico. Nelle aree 2 del parco ( aree con valore naturalistico e limitato gradi di antropizzazione ) è vietata la costruzione di edifici non funzionali alla conduzione delle aziende agricole. Vuol dire che si possono edificare soltanto fabbricati funzionali all’azienda agricola comprese le stalle ( altro che divieto di costruzione di ricoveri zootecnici ), nel piano paesaggistico pure, così come, strano ma vero, anche  nel PRG del comune di Ragusa. Nella zona 2 del parco si possono aprire strade interpoderali, si possono realizzare opere tecnologiche al servizio dei fabbricati, si possono effettuare interventi di bonifica e trasformazioni agrarie  favorendo le colture tipiche del luogo e quelle a denominazione protetta, si possono effettuare interventi di  ristrutturazione edilizia dei manufatti esistenti e addirittura mantengono efficacia, fino ad approvazione del piano del parco redatto dalle popolazioni del parco, le norme del PRG per le aree produttive ( D ) e aree F e G. Infine nella zona 3 del parco (aree con valore paesaggistico ed elevato grado di antropizzazione ) è consentito ciò che è consentito dai PRG, dal piano paesaggistico e dai piani di gestione delle aree SIC. In più le attività economiche del parco beneficiano, in base ad un accordo tra stato centrale e regione Sicilia,  dell’utilizzo prioritario di risorse finanziarie derivanti da piani e programmi regionali, nazionali e comunitari. Nel parco non sono vietati, ma soltanto sottoposti ad autorizzazione dell’Ente Parco, i piani di miglioramento aziendale mentre i nuovi allevamenti devono solo rispettare il benessere animale. Addirittura a carico dell’Ente Parco sono previsti incentivi per le razze autoctone che oggi provengono dai magri bilanci comunali . Gli altri divieti generali tanto criticati non incidono sulle attività agricole quali :  la cattura l’uccisione e il danneggiamento della fauna selvatica,  la raccolta e danneggiamento della flora spontanea, il taglio e danneggiamento dei boschi, degli alberi isolati e della macchia mediterranea, la modifica del regime delle acque, il campeggio libero, l’abbandono dei rifiuti , l’esposizione di cartelloni pubblicitari , la distruzione dei muri a secco, il transito dei mezzi a motore al di fuori delle strade,  l’accensione dei fuochi all’aperto tranne quelli consentiti dalla pratiche agricole. L’unico vero divieto relativo al settore agricolo riguarda l’utilizzo di fitofarmaci in zona 1 , fatto salvo quanto previsto dal piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari . Il diserbo si può fare ma con altri mezzi e prodotti diversi da quelli chimici. Un divieto sacrosanto per un  parco che ha come obiettivi prioritari la tutela della flora e della fauna selvatica, la difesa degli equilibri idraulici e idrogeologici sia superficiali che sotterranei, in parole povere la tutela dell’acqua ( se il parco fosse esistito 10 anni fa Ragusa non avrebbe subito la perdita delle due più importanti sorgenti ad uso idropotabile ) e lo sviluppo delle attività agro-silvo-pastorali e agrituristiche sostenibili. Tralasciando i vantaggi del Parco che molti sembrano condividere compresi i detrattori del Parco, sono i divieti l’oggetto del contendere.  Su questi invitiamo i professionisti della paura ad un pubblico confronto nel quale dovranno dimostrare carte alla mano le loro tesi per i divieti portano alla presunta mummificazione del territorio soprattutto in campo agricolo.  Visto che sarà difficile sostenerlo consigliamo loro di dichiarare pubblicamente ciò che molti sanno :  la difesa di coloro che si sentano minacciati dal parco  : cacciatori, soggetti vari che vogliono continuare a edificare in zone di pregio naturalistico ville, villini, edifici a carattere produttivo e cavatori, per i quali sono sì precluse nuove concessioni ma che potranno portare a termine quelle esistenti. Tutto per un pugno di voti”.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it