Il messaggio del vescovo di Ragusa in occasione della Quaresima

Il vescovo di Ragusa, monsignor Giuseppe La Placa, ha inviato un messaggio in occasione dell’imminente inizio della Quaresima, che ufficialmente avrà il via domani, mercoledì delle ceneri.

Questo, il suo messaggio:

Fratelli e sorelle carissimi,
con la celebrazione della S. Messa nel Mercoledì delle Ceneri, abbiamo iniziato la Quaresima, tempo liturgico importante ed evocativo per la nostra vita cristiana, tempo di grazia da vivere intensamente con il sincero desiderio della conversione del cuore per arrivare, rinnovati, a vivere in pienezza la gioia della Pasqua.
Il rito dell’imposizione delle ceneri – con le due formule liturgiche: «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai» e «Convertitevi e credete al Vangelo» –, infatti, se da una parte ci ricorda la nostra dimensione creaturale, dall’altra è segno del desiderio e della volontà di conversione di colui che desidera orientare decisamente la propria vita a Cristo.

  1. «Ricordati che sei polvere»
    La vita umana, lo sappiamo, è segnata dal limite e dalla finitudine: l’uomo è come «un sogno al mattino, come erba che germoglia; al mattino spunta e germoglia, alla sera è falciata e si secca» (Sal 90, 5-6).
    Nella nostra vita, questa condizione di precarietà creaturale la sperimentiamo ogni giorno: siamo esseri finiti, fragili, continuamente esposti alla sofferenza e alla malattia. Un piccolo, invisibile virus, può mettere in crisi tutte le nostre certezze, far emergere le nostre fragilità, costringerci a confrontarci con i nostri limiti. In questa emergenza sanitaria determinata dalla pandemia, la nostra umanità è apparsa in tutta la sua nudità, nelle sue angosce e paure, in tutta la sua solitudine.
    Creatura di fango e di terra, l’essere umano, però, è fatto per l’immortalità (Sap 2,23), è creato per vivere la stessa vita di Dio. Per questo Dio si è fatto uomo, perché l’uomo diventasse Dio (Agostino, Discorso 371). Con la sua morte e risurrezione, infatti, Cristo ha restituito all’uomo quello che aveva perso a causa del suo peccato: essere come Dio in Dio.
    Seguendo la voce dell’antico tentatore – «diventerete come Dio» – l’uomo, però, ha preteso di diventare dio senza Dio e contro Dio, deturpando così l’immagine del Creatore impressa in lui. Una storia che si ripete quando anche noi, piuttosto che dare ascolto al Salvatore tendiamo l’orecchio al “tentatore”, a colui che disgrega, divide e divora il nostro cuore e la nostra vita, piuttosto che a Colui che facendosi in tutto simile a noi, ha preso la nostra povertà, la nostra fragilità, la nostra stessa morte, e ci ha restituiti alla nostra condizione originaria.
    Quando l’uomo perde la giusta misura di se stesso, infatti, l’inevitabile deriva è il delirio di onnipotenza. Coltivando l’intima e illusoria convinzione di essere un dio, comincia a trattare Dio e gli altri come subalterni a se stesso e alle sue pretese. Non è forse in questo delirio di onnipotenza, la radice profonda di tanti mali, di tanta solitudine e infelicità, di tanta insoddisfazione, di tanti inganni che inquinano spesso la nostra vita e le nostre relazioni, e converte in menzogna tutto quello che facciamo?
    Nell’itinerario quaresimale, la Chiesa ci offre l’occasione propizia per mettere mano alla purificazione del nostro cuore e ristabilire la giusta relazione tra noi creature e il Creatore.
    Ricordarci che siamo polvere e che in polvere torneremo, significa accettare la nostra estrema precarietà, riconoscere i nostri limiti, prendere atto che i nostri giorni svaniscono e passano come il sogno al mattino o l’erba alla sera. Significa ricordarci che senza Dio non esistiamo e non possiamo vivere, che senza il Creatore la creatura scompare (cfr. GS 36). La polvere sulla nostra testa è il costante richiamo alla verità di noi stessi.
  2. «Convertitevi e credete al vangelo»
    La conversione, carissimi fratelli e sorelle, non è una semplice decisione morale che rettifica la nostra condotta di vita. Non è neanche un arduo e faticoso cammino che ha per scopo il nostro perfezionamento spirituale. Se fosse solo questo, tutti potrebbero vivere il cammino di conversione, anche coloro che fossero animati solo da una motivazione etica – o ascetica – per il miglioramento della propria vita.
    La conversione è qualcosa di più. È consegnare la propria vita al Vangelo vivente e personale che è Cristo Gesù. Ecco perché convertirsi e credere al Vangelo sono due facce della stessa medaglia. Anzi, potremmo dire che sono la stessa cosa.
    E allora vivremo in pienezza il tempo quaresimale come tempo di conversione, solo quando lo vivremo per Cristo, con Cristo e in Cristo, quando giungeremo finalmente a riconoscerlo ancora una volta come Salvatore della nostra vita, conformandoci a Lui con entusiasmo e nella logica dell’amore. Solo quando saremo conformati a Lui – direbbe San Bernardo – saremo davvero trasformati (Del libero arbitrio, cap. X). Anche nel nostro rapporto con gli altri.
  3. Il perdono: la gioia di Dio
    Consegnarsi totalmente a Cristo, convertirsi a Lui, comporta anche un ritorno al cuore, alla parte migliore di noi stessi, la dove è Dio stesso a condurci per farci rivivere, come al figlio più giovane (cfr Lc 15, 12), la gioia del perdono. Che è anche la gioia più grande di Dio – come ci dice Papa Francesco –, perché gli permette di fare quello che a Lui piace di più: «Perdonare i suoi figli, aver misericordia di loro, affinché anch’essi possano a loro volta perdonare i fratelli, risplendendo come fiaccole della sua misericordia nel mondo» (Udienza generale, 9 dicembre 2015).
    In questa Quaresima ci è data ancora una volta la stupenda possibilità di prendere parte alla gioia di Dio, imitandolo in quello che a Lui piace di più: perdonare.
    La misericordia del Padre – che a noi si è rivelata nel suo Figlio Crocifisso, morto per noi mentre ancora eravamo peccatori (cfr. Rom 5,6) – è la condizione per vivere la profezia del perdono verso chi ci ha fatto del male: sia esso un familiare, un parente, un amico o un vicino di casa.
    Perdonare è come risuscitare un morto, perché ridà la vita a chi è sepolto nella “tomba” del nostro cuore. Ma è anche un “super regalo” che facciamo a noi stessi, perché riporta la pace e la serenità nel nostro cuore. Anzi, ci restituisce alla gioia vera. Quella duratura: «Volete essere felici per un istante? – scriveva Lacordaire – Vendicatevi. Volete esserlo sempre? Perdonate».
    Fratelli e sorelle carissimi, la Quaresima, per noi cristiani, è il tempo favorevole, la grande occasione per la nostra felicità. La preghiera, il digiuno e la carità sono i mezzi che da sempre la Chiesa ci suggerisce per vivere intensamente questo tempo di grazia.
    Se riusciremo anche a ricostruire un rapporto interrotto, un’amicizia infranta, una relazione andata in frantumi e operare il miracolo del perdono che vince il rancore, l’odio e la vendetta, a Pasqua sarà gioia vera, sarà gioia pura, sarà gioia piena.
    Chiediamo insieme al Signore la forza e il sostegno del suo Spirito in questo impegnativo ma esaltante cammino quaresimale, per imboccare con decisione e coraggio la strada stretta e faticosa della conversione e tendere con gioia all’orizzonte sterminato della vita di Dio, dalla quale veniamo e alla quale siamo destinati a ritornare.
    Felice Quaresima!

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