IL MALTRATTAMENTO ETOLOGICO

Presso l’animale umano è abbastanza comune il diffondersi di atteggiamenti, mode, comportamenti che hanno per modelli personaggi noti del mondo dello spettacolo, della musica e dello sport.

Spesso questi modelli comportamentali, a volte non molto edificanti, a volte stravaganti, possono influenzare negativamente chi li fa suoi, magari creandogli non pochi problemi.

Tant’è, l’uomo è dotato di libero arbitrio, è può decidere di se stesso come vuole; ma, quando, questi modelli di comportamento devono indurre l’uomo comune a decidere degli altri, siano essi animali o animali umani, la cosa si fa grave.

E’ accaduto alcuni giorni fa, che, nel corso di una rubrica della RAI, è stata data, tra il serio e il faceto, una notizia secondo la quale presso i divi cinematografici americani si sta diffondendo sempre di più la mania di alimentare i propri animali con le cosiddette diete della salute siano esse vegetariane o vegane.

E’ saltato evidente agli occhi e alle orecchie di chi assisteva, pochi in verità, come l’emittente, con questa notizia, data col sorriso sulle labbra, fosse caduta in grave contraddizione. Mentre, da una parte, la stessa da ampio spazio a rubriche che trasudano amore per gli animali e, giustamente, a messaggi di sdegnata condanna nei confronti di chi li maltratta; dall’altra fa passare e divulga, come stravaganza di ricchi attenti alla salute del o dei propri amici animali, suscitando la curiosità dello spettatore, un maltrattamento peggiore, sicuramente, di quello fisico, che è il maltrattamento etologico.

Il maltrattamento etologico consiste nel non tener conto dell’etogramma, in questo caso, del cane o del gatto, così come fanno i “capricciosi” divi americani menzionati nella notizia, che costringono i loro “beneamati” animali ad un comportamento alimentare per nulla adatto alle loro caratteristiche fisiche e comportamentali, aggravato, in alcuni casi, dal fatto che gli stessi vengono costretti a consumare i pasti seduti a tavola, interferendo gravemente sulla loro identità di specie.

Questo comportamento, invece di essere liquidato con un sorriso, dovrebbe essere perseguito e impedito con altrettanta se non maggiore determinazione rispetto a quella riservata ad altre forme di maltrattamento.

 

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