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IL MAESTRO DEL CORO
03 Mar 2013 14:34
Intervista al Maestro Salvatore La Rosa di Avola (Siracusa), docente ai conservatorii di Trento e Cagliari e maestro del Coro S. Osvaldo di Roncegno Terme in Trentino.
Maestro, Lei è siciliano. Come mai in Trentino e direttore del Coro S. Osvaldo di Roncegno Terme?
Intenzionalità casuale. Mi spiego: la musica ha sempre fatto parte della mia vita fin da piccolo. A 17 anni avevo completato la prima fase degli studi musicali.
E poi?
E poi sono laureato in clarinetto, ho continuato a studiare composizione e direzione. Contemporaneamente ho iniziato a insegnare musica nelle secondarie di primo grado.
Ma…
Alla ‘veneranda’ età di 30 anni, ovvero sette anni fa, ho tagliato definitivamente il cordone ombelicale con la Sicilia per allargare i miei orizzonti.
Interessante. In che modo?
Decisi di fare un concorso per insegnare al conservatorio e la casualità volle che decidessi di accettare la sede più distante dalla Sicilia, per la semplice ragione di conoscere altro modo di vivere e altra cultura.
E cosa le ha insegnato questa esperienza?
Ho imparato una cosa sostanziale: che sono due mondi lontani, ma nello stesso tempo vicinissimi. Mi sono trasferito a Rovereto
Come si è trovato?
E’ stato completamente diverso da come me lo ero immaginato, perché mi aspettavo grandi distese di verde, mentre invece mi sono trovato in una città, bella fin che volete, ma nello stesso caos di Avola! In più ero convintissimo che ci fosse totale chiusura verso noi meridionali.
Invece?
Invece la mia prima esperienza di socializzazione è stata un invito di colleghi ad un aperitivo con la richiesta se gradivo uno ‘spritz’ e io, che sono astemio, carinamente ho dovuto rifiutare. Insomma sono stato io a chiudere i ponti!
Insomma un filo di pregiudizio, ma giustificato per certi versi. Poi?
Da allora è cominciato questo rapporto di grande amicizia con i trentini di cui ho apprezzato l’ accoglienza e l’apertura, contrariamente al solito luogo comune che sono considerati orsi . Non è così.
Bene. E adesso?
Le dirò, tra l’altro, che adesso che vivo in un piccolo paese della Valsugana, Roncegno Terme, mi sono reso conto delle attitudini della gente e della parlata locale, mi ricorda la Sicilia.
Davvero?
Sì, come ho detto, mi sento adottato dal Trentino, ma sono e resto assolutamente e con orgoglio siciliano.
In che cosa si differenzia allora il Trentino dalla Sicilia?
Mi mancano tantissimo i sapori della cucina siciliana, in particolare i dolci. Ciò che non mi manca della Sicilia è il poco attaccamento alla vita e al decoro del paese e di questo me ne rammarico molto.
Come ha impostato il coro, ovvero, quali prerogative ricerca nel coro?
Diciamo che questa particolarità trentina, di vivere anche dal punto di vista sociale il territorio, è stato uno dei punti di partenza dell’attività del coro.
E come ha agito?
Quando io sono arrivato il coro sant’Osvaldo, usciva da una situazione difficile e rischiava di estinguersi. Per ricompattare il gruppo ho cercato di fare leva sull’aspetto aggregante dell’attività corale .
E, presumo, sia stata la mossa vincente.
Sì. In poco tempo si è così riusciti a far sì che il coro S. Osvaldo ritornasse ad essere presenza attiva nella vita del paese, con iniziative prettamente corali (concerti, esibizioni, recital ecc), ma anche con attività culturali in senso ampio. Da qui l’idea della Casa della Musica e del Museo degli Strumenti Musicali Popolari. Unico in Italia del suo genere.
Vuole per cortesia illustrare ciò che contiene il museo?
Al Museo sono esposti 350 strumenti provenienti dai 5 continenti con una rappresentatività di 46 nazioni. Praticamente il giro del mondo attraverso gli strumenti musicali dei popoli.
Si potrebbe definire un’esposizione a 360°.
Si potrebbe. Le sale tematiche, divise per continenti, espongono strumenti a fiato, a corda e a percussione, frutto dell’ingegno e dell’arte dell’artigianato locale. Estremamente interessante è la sala dedicata alla musica e agli strumenti trentini, con particolare riferimento alla storia musicale di Roncegno Terme.
Quali sono quelli più ‘pregiati’, sempre tenendo conto che ogni pezzo di un museo ha il suo valore di arricchimento e di cultura indipendentemente dal valore estrinseco.
Il pregio consiste nell’unicità di alcuni esemplari, spesso difficilmente reperibili, tra cui un fortepiano di scuola viennese, del 1848, una collezione di zethr (strumento a corde tipico trentino) un balano (strumento a percussione della Malesia) una ocarina precolombiana messicana, degli esemplari di strumenti a fiato e a corda dell’Est Europa oltre ad un Vesperale (Libro dei Vespri) e un Messale Romano in annotazione quadrata (come nel canto gregoriano).
So che molti dei pezzi presenti nel museo sono suoi. Cosa l’ha spinto a metterli a disposizione?
Io, insieme ad altri espositori, siamo convinti che ciò che di bello ognuno di noi possiede, migliora in modo esponenziale quando anche altri possono goderne.
Mi parli del Suo progetto: la Casa della Musica.
Da una mia idea iniziale, è partito, in seno al Coro, il progetto Casa della Musica che vuole essere non una scuola di musica (son già presenti nel territorio trentino), un luogo in cui non si studia musica, ma si fa musica insieme.
E che differenza c’è ? Perché, per fare musica non si studia?
Il fare musica presuppone, secondo me, il vivere l’esperienza musicale in gruppo.
Quindi?
Noi non offriamo uno studio strumentale, che spesso scade nel tecnicismo.
Ma perché, la tecnica non conta?
Il tecnicismo esula dalla tecnica! E’ una ricerca virtuosistica fine a sé stessa e che nulla ha a che fare con la musica.
Come la differenza tra cultura ed erudizione…,
Esattamente. La musica è cultura mentre il tecnicismo è mera erudizione.
Quali sono i Suoi progetti a breve?
Sulla base di esperienze passate sperimentare il connubio tra attività corale e attività teatrale.
E in tutto ciò la Sardegna come c’entra?
Ovvio: sta a metà tra la Sicilia e il Trentino
Quindi fa da ago della bilancia.
Battuta a parte, la Sardegna rappresenta una parentesi lavorativa che credo chiuderò a breve.
Concludendo. In poche parole come chiuderebbe questa molto interessante ed intrigante intervista?
Innanzitutto con un doppio ringraziamento: alla mia amata Sicilia , dove torno spessissimo, che tra l’altro mi ha dato tanto e al Trentino, che continua giorno dopo giorno, a dimostrarmi grande affetto. E voglio ricordare qui tutti i coristi del S. Osvaldo, e il presidente Ivano Zottele che non mancano mai di sostenere e realizzare i progetti.
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