Il cioccolato di Modica tra storia, finzione e mito. Presentato il libro di Carmelo Cataldi

Presentato presso la Libreria Mondadori di Modica,  il volume del dr. Carmelo Cataldi “Il cioccolato a Modica tra storia, finzione e mito”. A causa della perdurante emergenza Covid19, era presente un contingentato e premunito pubblico (rigorosamente con mascherine), ma non per questo meno attento e interessato.
La serata ha avuto inizio con il ricordare la giornalista di Malta Daphne Caruana Galiza, a cui è dedicato idealmente il volume, scomparsa a seguito di un attentato dinamitardo ordito da una cupola affaristica, istituzionale mafiosa maltese e internazionale, per tacitarla delle sue inchieste scomode su affari criminali e internazionali ai massimi livelli anche governativi. Un ospite particolare della serata e pioniere, unitamente a Franco Ruta di quella che fu l’epopea della riscoperta del cioccolato di Modica negli anni 90 del secolo scorso, è stato l’ex Sindaco di Modica, l’avv. Carmelo Ruta. Ha partecipato alla presentazione prendendo la parola Ciccio Pellegrino, , che ha portato e fatto conoscere una storia documentaria e affascinante di quella che è stata la tradizione della cioccolata a Scicli a cavallo del 600 e 700, radicata sul territorio sciclitano perchè dalla moglie del Sergente Maggiore di Scicli, il Cerraton, ma secondo una produzione e uso spagnolo, con l’aggiunta di farina di maiorca.

Il relatore ha appena accennato e sarà sviluppato essendo oggetto delle prossime presentazioni del volume nel territorio ibleo, ad un percorso parallelo del consumo, ma anche della produzione della cioccolata, a Scicli con quello di Modica, diverso però per le modalità e gli ingredienti posti alla realizzazione della cioccolata; ad esempio su Scicli era privilegiata la noce moscata alla cannella. La dr.ssa Clementina Papa, che è stata una seconda relatrice per la serata, ha introdotto, come tema da approfondire in altro momento, vista la necessità dei tempi espositivi, quello relativo dal consumo e l’uso della cioccolata e cioccolato, secondo la sua memoria e quella dei suoi avi, nel palazzo che era dei Grimaldi ed ora sua abitazione a Modica. La stessa ha catturato l’attenzione del pubblico attraverso la narrazione di alcuni aneddoti sulla sua infanzia e quindi sul consumo, presso la sua famiglia, all’interno di quelle stanze in cui proprio si consumò nel 600, 700 e 800 cioccolata da ogni dove, del cioccolato, ma anche, particolarmente della cioccolata.

Diversamente il dr. Cataldi ha rappresentato dialetticamente, storicamente e scientificamente quelli che sono i due filoni conduttori, a confutazione, del volume, Attraverso dati, immagini, date e citazioni, il dr. Cataldi ha rappresentato quello che è il contenuto dell’opera e frutto della sua ricerca sistematica e scientifica negli archivi storici siciliani e non solo (anche di Malta). L’autore ha illustrato le sue ricerche  affermando che la sue conclusioni sono in netto contrasto con quanto affermano invece dal Consorzio del cioccolato circa date e radici storiche del cioccolato di Modica. aggiungendo la di indispensabile necessità, secondo il suo punto di intervenire  per  “corregge anticipatamente questa dannosa distorsione propagandistica”. In chiusura di serata  si è cercato di dimostrare anche l’inutilità di un marchio IGP per il cioccolato di Modica, in quanto esso andrebbe  a proteggere solo una parte della lavorazione del cioccolato e cioè quella finale, ossia la miscelazione di quella pasta amara con lo zucchero e ingredienti, pasta base che arriva oggi a Modica da ogni dove. Secondo l’autore l’IGP non garantisce la parte fondamentale della lavorazione, quella che è invece parossisticamente propagandata (la lavorazione a freddo sul metate, la manualità della macinazione delle fave di cacao, etc. etc.), quella che dovrebbe rendere il cioccolato di Modica particolare e unico al mondo, affermazione su cui si è concentrata l’attenzione e lo stupore del pubblico, soprattutto quando si è disvelato che buona parte della produzione del cioccolato di Modica, oggi, avviene attraverso l’uso di pasta amara già confezionata da una società internazionale che produce direttamente sul posto di coltivazione del cacao.

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