I MASCHERONI DI PALAZZO BERTINI INGABBIATI. UN AFFRONTO ALL’UNESCO

Agli occhi dei locali la cosa potrebbe passare inosservata. Certamente per una lunga e quotidiana convivenza, come quella che rende ai romani del tutto indifferente la vista del Colosseo. O forse perché il ragusano attuale è notoriamente poco interessato all’arte e alla cultura. O forse entrambe le cose. Certo è che a passare dalla parte bassa del Corso Italia ed alzare gli occhi verso lo storico Palazzo Bertini si rimane di sasso. È proprio il caso di dirlo.

I tre famosissimi mascheroni che fanno da chiave di volta ad altrettante finestre del palazzo tra i primi costruiti nella moderna città della “ciana” sono stati deturpati. Per fortuna non in maniera definitiva. Ma l’oltraggio è grave. Basta osservare le foto che pubblichiamo (ma consigliamo comunque di andare a constatare di persona). I tre mascheroni sono stati letteralmente ingabbiati da strutture che fanno pensare proprio alle gabbie per le galline. Lo scopo è nobile: proteggere il calcare tenero delle tre preziose sculture barocche dal guano delle colombe che infestano (non riesco ad usare verbo diverso, seppure animalista convinto) il centro storico cittadino.

Se lo scopo è certamente nobile, il metodo usato è altrettanto certamente barbarico. Una scatola in legno con la rete metallica che lascia intravedere i famosi mascheroni non può, ripeto, non può essere assolutamente la soluzione del problema piccioni. Si utilizzi altro, per esempio la stessa scatola ma realizzata in vetro, on in plastica trasparente. Non può certamente essere un problema di costi. E nemmeno di buona volontà o di difficoltà tecniche, appare evidente. Si tratta, comunque, di fare qualcosa. Se Hicsuntleones fosse un bravo giornalista avrebbe avviato una piccola quanto rapida indagine per cercare di capire se autore di quella bruttura sia stato un privato, il Comune, la Soprintendenza, la Protezione Civile, Berlusconi o Barak Obama. Ma Hicsuntleones è solo e soltanto un rompicoglioni (come può attestare l’ex sindaco il dottore e professore Giorgio Massari, che ovviamente non abbiamo dimenticato, anzi, a presto). E perciò ha visto la bruttura, l’ha fotografata e la propone ai lettori sempre più numerosi (nonostante Hicsuntleones) di RagusaOggi con la fondata speranza che tra questi ci possa essere un uomo potente, un uomo di cultura, un uomo politico e/o amministratore della cosa pubblica, un uomo in divisa (anche di Vigile Urbano) che sensibilizzato da queste scarne righe senta la necessità di intervenire per eliminare lo sconcio della gabbietta da galline. Arrivato a 2.800 battute mi accorgo di non aver fatto cenno alcuno all’importanza artistica e storica dei tre mensoloni che rappresentano il povero, il ricco ed il potente. Vorrà dire che chi fosse interessato a questo aspetto si rivolgerà a Google e troverà centinaia di pagine web di riferimento, alcune anche molto ben fatte.

 

 

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