GRILLO

Povero quel paese che ha bisogno di eroi… o di clown, la cui doppia funzione – rallegrare e rattristare – ben si addice ad un popolo costantemente a rischio bipolare*  come quello italico.

La filosofia politica di Grillo credo sia chiara: lo smantellamento del sistema dei partiti sarà il preludio per un sistema di rappresentatività democratica diretta, nel quale i movimenti della società cosiddetta civile trovino una collocazione piena nel parlamento senza la mediazione di una figura storicamente e ideologicamente anacronistica come il partito. Un sistema, questo, che parrebbe poter fare a meno anche di un governo, se non per la gestione dell’ordinaria esecuzione di norme e riforme promulgate dalle camere.

Un paese governato dalle camere, che affidano  ai ministri una mera funzione di controllo esecutivo, la quale ultima può persino prefigurare una sorta di turnazione: ministri nominati in aula che ruotano periodicamente…..

Condizione imprescindibile di ciò è ovviamente che le camere siano piene, a maggioranza, di rappresentanti che vengano appunto dalla società civile e non dai partiti. Da qui l’obiettivo intermedio che si prefigge Grillo: raggiungere alla prossima tornata elettorale la soglia del 51% o – quanto meno – una maggioranza relativa che poi conti sulla possibilità che molti eletti dai partiti aderiscano a un programma come quello tratteggiato pocanzi.

In questa filosofia non c’è niente di fascista. Il peggio che si possa pensare è – semmai – che sia ingenua o difficilmente realizzabile. Ciò che invece mi sembra davvero un elemento critico del movimento 5stelle è la sua scotomizzazione di una triste, radicata realtà di questo paese: la persistente preminenza dell’utile sull’eticamente accettabile. La composizione maligna dell’elettorato di centro destra, dentro il quale si affastellano e si confondono fascismi vecchi e nuovi, corporativismi vecchi e nuovi, bigottismi vecchi e nuovi, quella specie tutta particolare di analfabetismo sociale e ideologico su cui può ancora far presa la litania anticomunista di Berlusconi, l’immoralità di un rapporto rappresentativo che consente al peggio di sentirsi giustificato o addirittura glorificato per il fatto stesso di essere rappresentato!

Tutto ciò dovrebbe bastare a ridurre a più miti consigli la rigida agenda programmatica di Grillo, che inevitabilmente dovrà – se vorrà realizzare la sua polis – interfacciarsi con l’altra parte  del paese, ancora in gran misura aggrappata ad un’identità di “sinistra”. Una parte disposta ad accettare la critica ai partiti ma ancora molto propensa a riformarli dall’interno e non a rinunciarci punto. Cosa, quest’ultima, che suona come la minaccia incombente di una fagocitazione della nuova politica da parte della vecchia, che si è data solo una rinfrescata al trucco.

Come a dire che Grillo dovrà continuare a far di conto. E a regolarsi di conseguenza.

Troppo furbo per pensare altrimenti.

* la sindrome bipolare è definita in psichiatria come una condizione di costante e patologica alternanza fra due condizioni psico-affettive, di esplosione maniacale e di ritiro depressivo.

 

 

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