Gianluca Grignani: è lui l’unica e vera anima rock di Sanremo. Per questo ci fa discutere

L’esibizione di ieri sera durante la serata cover di Gianluca Grignani con Irama ha spaccato il pubblico. E’ un Grignani eccessivo, non in forma fisica smagliante, dal volto sofferente. E’ un Grignani che è tornato sul palco dopo anni di assenza e dopo aver avuto noti problemi di dipentenze e perfino con la legge.

Ma è una vera anima rock e fa sorridere vederla incarnata in un uomo che si è dedicato principalmente al pop negli anni ’90. Però, bisogna dirlo, chi ha da sempre seguito Grignani sa che in qualche modo ha incarnato l’inquietudine di quegli anni. Era il tempo di “Destinazione paradiso” e di “Falco a metà” e lui era un talentuoso cantante milanese bello come il sole che faceva impazzire le ragazzine. Pochi però si soffermavano davvero a leggere i suoi pezzi.

Nel tempo ha avuto molte fasi fino ad arrivare a ieri sera, dopo anni di assenza, sul palco di Sanremo. Abbiamo visto tutti la sua performance. Un minuto dopo, si sono scatenati i commenti. Chi al solito fa battutacce da osteria. Chi dice “poverino andrebbe curato”, a chi fa pena, insomma. Chi, invece, apprezza il coraggio che il cantante ha avuto. Sta di fatto, che l’esibizione di Grignani, nella sua autenticità, ha creato scalpore. E lo ribadiamo, ha creato scalpore perchè era vera, probabilmente c’era ben poco di costruito.

Quando noi vi dicevamo che non bisognava scandalizzarsi per il finto battesimo di Achille Lauro, perchè non c’era nulla che non fosse già stato preparato a tavolino, era proprio questo quello che intendevamo. E’ Grignani la vera anima rock che abbiamo visto al festival da anni.

Forse nel tempo si dimentica, ma le rockstar hanno sempre vissuto di eccessi, non hanno mai badato neanche troppo alle apparenze, incuranti di come apparivano. La musica rock è qualcosa che prende nelle viscere, è una ricerca continua di un senso della vita che forse mai si comprenderà appieno. E’ una lotta eterna con i propri demoni interiori. Demoni, che tutti noi abbiamo, solo che nella vita quotidiana riusciamo a metterli a tacere. Ma una rockstar, non può. Un tempo le rockstar salivano sul palco e mandavano a quel paese la gente che li veniva ad ascoltare. Per non parlare dell’abuso di sostanze. Intendiamoci, non stiamo dicendo che hanno fatto bene, stiamo solo dicendo che Grignani è percepibile come rock molto più di un Achille Lauro che, per carità, ha fatto una sua dignitosissima carriera, ma che con le sue provocazioni posticce riesce a scandalizzare giusto qualche cattolico bigotto, Pillon e Adinolfi. Farsi i tatuaggi, le linguacce, piacere alle mamme, avere un fisico palestrato, vestire Gucci e portare gioielli impeccabili, non è essere rock. E’ essere sicuramente dei bravi artisti, ma non ha nulla a che vedere con il rock.

Quindi, al di la di cosa continuerà a fare Grignani dopo questo festival, la sua è stata un’esibizione da vero rocker, toccante per certi versi, e gli auguriamo altri cento anni di carriera. Ci vorrebbero più Grignani nella vita, persone che cadono e che in qualche modo cercano di rialzarsi.

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