Gatti che continuano a morire a Donnalucata. Si aspettano gli esiti dell’autopsia

Ancora decessi a Donnalucata, la frazione balneare di Scicli, dove il fenomeno sta assumendo livelli notevoli. Non passa giorno che non si verifica la morte di un gatto o gattino appena nato. Ieri è stata trovata priva di vita la mamma gatta di una cucciolata che non potrà essere allattata in maniera naturale. A giorni si saprà se i casi siano legati a forme di presunti avvelenamenti. Sarebbero vere e proprie azioni delittuose ai danni di povere bestiole che hanno solo la sfortuna di non avere un padroncino che li accudisca amorevolmente.

A Donnalucata, così come a Scicli, sono diverse le colonie feline seguite quotidianamente da persone di buon cuore.

Resi Iurato si dice preoccupata. “Abbiamo da subito segnalato i casi – afferma – al comando di Polizia Locale, al responsabile tutela animali ed all’assessore al ramo. Chiediamo a chi rinviene il corpo di un gatto morto di avvisare gli organi competenti, in modo che venga eseguita dall’Asp veterinaria un’autopsia, utile a dare la certezza di un comportamento delinquenziale, rischioso anche per la vita delle persone e sopratutto dei bambini. Chiediamo che la cittadinanza venga avvisata dei luoghi esatti in cui stanno avvenendo questi atti delittuosi, con dei cartelli ben visibili e utilizzando tutti i mezzi di comunicazione di cui è a disposizione. Occorre che i cittadini siano vigili e che riferiscano alle forze dell’ordine, qualora ne fossero a conoscenza e nel caso di confermati avvelenamenti, su chi continua indisturbato a perpetrare questo reato”.

A tutela degli animali la legge è chiara.

“L’articolo 544 bis del codice penale dice che chiunque per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni. Chi invece maltratta o provoca una lesione ad un animale, ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro” – ricorda Resi Iurato appellandosi al buon cuore dei cittadini.

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