FRANCO HENRIQUET, L’IMMAGINE VIVENTE DI “AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO”

Sono tante le delusioni che durante il corso della nostra esistenza ci scoraggiano e spesso ci fanno perdere il senso dell’essere. Ma quando s’incontra una persona come il professore  Henriquet, il noto medico genovese, Fondatore e Presidente dell’associazione Onlus «Gigi Ghirotti» si ritorna miracolosamente ad avere la forza di continuare e di avere ancora fede nel prossimo. Ritengo che questi siano proprio quei segnali che ognuno di noi spera di percepire per andare avanti.

A questo punto vale la pena raccontare, per chi non la conoscesse, questa straordinaria storia che ha dato una svolta decisiva alla necessità di portare fuori dagli ospedali e a domicilio dei malati  terminali “la terapia del dolore e le cure palliative”.

Trent’anni fa,  Franco Henriquet era primario anestesista nel reparto di chirurgia toracica all’ospedale San Martino di Genova e sapeva bene che il malato oncologico aveva tempi di sopravvivenza brevi e soffriva molto. Nonostante ciò la morfina, per motivi culturali, ideologici e anche per un rigido iter burocratico era chiusa a chiave nei cassetti, con l’ordine di lesinarla il più possibile ai malati.

La vera occasione si presentò quando Gigi Ghirotti, un giornalista romano che non si occupava assolutamente di sanità, scoprì di essere affetto da un tumore che gli procurava dolori lancinanti. Così prima di entrare nella fase terminale della malattia aveva raccontato da inviato  la situazione della sanità di allora, completamente  inadeguata ad affrontare il problema del dolore, Morì  nel 1974 dopo aver girato tanti ospedali per le cure, ma i suoi articoli sollevarono la problematica  a livello politico e culturale.                                                                                                                Henriquet ,sapendo che per  realizzare il passaggio dall’ospedale al territorio serviva uno strumento, nel 1984 crea l’associazione “Gigi Ghirotti” di volontariato e non a scopo di lucro in maniera da poter avere risorse proprie e quindi avere la possibilità di uscire dalle corsie.

Egli  ha dedicato  la sua vita, senza chiedere mai nulla in cambio, all’assistenza  dei  malati terminali di tumore.

Allora lui assieme a pochi altri volontari facenti parte dell’Associazione “Gigi Ghirotti” sopportava  un grave e pesante fardello. Lo scopo era di portare, con puro volontariato, l’assistenza domiciliare al fine di assicurare un servizio di terapia del dolore e cure palliative ai malati terminali di tumore che ormai erano disfatti fisicamente e psicologicamente. Lui riusciva a ricostruire, come in un mosaico, tutti i pezzi di quella ormai fragile vita andata in frantumi in maniera che gli ultimi mesi del  malato fossero almeno ricchi di attenzioni ed assistenza medica  e non solo, ridando al paziente una sensazione di benessere e serenità per poter affrontare con coraggio e dignità gli ultimi momenti della propria vita.

Forse anche per questo a Genova lo chiamano il santo laico ed è ancora amato da chi ha avuto modo di conoscerlo. 

Personalmente  ho avuto l’onore d’ incontrarlo circa venticinque anni fa, era il 1990, ed egli aveva iniziato la sua opera di assistenza a una persona,a me molto cara, che già soffriva di atroci dolori.

Dopo la visita, quando Henriquet andò via, in quella  casa  improvvisamente si era riaccesa una luce, i giorni diventarono più accettabili e realistica la speranza di trascorrere gli ultimi istanti di attesa dell’inevitabile con un po’ di serenità e senza dolore.

 Il dolore fine a sè stesso e senza speranza  annebbia la coscienza e snatura la nostra missione di vita che perseguiamo con tutte le nostre forze e questo era stato ben compreso da Henriquet .

Le visite del medico, come per ogni malato si susseguirono  quasi  tutti i giorni e quando gli impegni della sua giornata erano troppi, trovava il tempo per una telefonata  “ come sta?” Questa era  la parola magica  del prof. Henriquet  quella  per mezzo della quale riusciva a dare al malato la sua dignità , la consapevolezza  di essere vivo e di essere nel pensiero di un estraneo che si prendeva cura di lui.

Questo è stato, è  e sarà ancora il Prof. Franco Henriquet.

L’altro giorno prima di Natale dopo ben venticinque anni sono  voluto andare a trovarlo. Già sin dal primo mattino, prima d’iniziare il suo giro al domicilio dei malati, sedeva  alla sua scrivania di Corso Europa  50 a Genova, sede dell’Associazione “ Gigi  Ghirotti”.

Sono rimasto appena  qualche minuto per stringergli la mano, ci siamo scambiati solo uno sguardo  e lui  ha capito quanta riconoscenza  c’era  nel mio.

Non aggiungo altre parole ma voglio  solamente augurare molta fortuna “ all’impresa “ di questo grande medico  in maniera che possa portare ancora la luce della  speranza a  tante  persone sofferenti.

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