Faida Partito Democratico. Spunta la lettera di Lizzio e Taddeo alla direzione comunale: “Siamo noi che andiamo via dalla segreteria”. Ecco perché

Le faide interne al Partito Democratico di Ragusa non finiscono mai. Nel corso degli ultimi anni ve le abbiamo raccontate evidenziando anche la molteplicità delle correnti interne che, come accade a livello nazionale, ha di certo rallentato i risultati elettorali. Questo lunedì pomeriggio alle 19, nella sede di via Archimede, la direzione comunale del Pd di Ragusa tornerà a riunirsi dopo l’ultimo incontro abbastanza “caldo” (e non per le temperature estive) di luglio scorso, poco dopo la plateale sconfitta elettorale. Oggi si riparlerà di quella sconfitta e se ne trarranno le conclusioni con la speranza di ricostruire un cammino nuovo che possa far tornare al successo il partito.

Ieri vi abbiamo raccontato delle epurazioni, via whatsapp, di due dei componenti della segreteria comunale retta da Peppe Calabrese. Sono stati “epurati” Peppe Lizzio e Pietro Taddeo “colpevoli” di non aver sostenuto adeguatamente la candidatura a sindaco di Calabrese. Almeno questa la versione che lo stesso Calabrese ha dato ai diretti interessati che avevano chiesto spiegazioni sul perché erano stati esclusi dalle comunicazioni ufficiali della segreteria. Calabrese ha anche risposto di averli considerati già dimissionari in quanto, nella riunione di luglio, avevano dato disponibilità a dimettersi proprio per dare uno scossone al partito. Ma la disponibilità a dimettersi e la formalizzazione delle dimissioni, come invece ha fatto a luglio il vicesegretario Tony Francone, sono cose differenti tra loro. Calabrese ha però ritenuto di escluderli ugualmente dalla segreteria. Questo è accaduto a settembre scorso. E proprio per questo motivo Lizzio e Taddeo hanno scritto alla direzione provinciale e comunale del Pd annunciando, questa volta per loro decisione, le reali dimissioni. 

Ragusaoggi.it è riuscita ad entrare in possesso della lettera che i diretti interessati non ci hanno voluto far vedere. Eccone alcuni ampi stralci, sicuramente utili anche alle riflessioni che, immaginiamo, oggi pomeriggio saranno fatte all’interno del Partito Democratico di Ragusa.

Così scrivono, tra l’altro, Giuseppe Lizzio e Pietro Taddeo dopo la loro epurazione d’ufficio: “Cari amici e compagni, a seguito di alcuni spiacevoli eventi verificatisi in questi giorni noi, Giuseppe Lizzio e Pietro Taddeo, entrambi componenti della segreteria cittadina del Pd Ragusa, riteniamo opportuno chiarire la nostra posizione per iscritto, al fine di evitare strumentalizzazioni e fraintendimenti. E’ con molta sorpresa e, permettete, fastidio, che abbiamo appreso di essere stati esclusi dalla chat della segreteria cittadina e conseguentemente esclusi da questo organismo, con una “ratifica” unipersonale da parte del segretario Calabrese che prenderebbe atto delle nostre dimissioni che avremmo rassegnato a luglio.  Senza entrare, in questa sede, nel merito della vicenda post elettorale, non si può non stigmatizzare il modo con cui vengono gestiti i rapporti interni al nostro partito. Assistiamo sgomenti a comportamenti che vanno in senso del tutto contrario ai principi democratici che il segretario cittadino sbandiera e che contesta agli altri, ma che non rispetta al proprio interno”.

Lizzio e Taddeo ricordano brevemente che in quella riunione di luglio si era parlato di dimissioni in massa per favorire un comune e collettivo cambio di passo, alla luce del fatto che “alcuni membri della Direzione ritenevano che la lettura del risultato elettorale da parte del segretario Calabrese, nonché candidato sindaco, giunto al quinto posto su sette candidati, non fosse sufficiente a spiegare il deludente risultato ottenuto”.  E poi aggiungono: “Quando una classe dirigente di un partito, chiamata ad affrontare l’analisi di una tornata elettorale che l’ha pesantemente vista sconfitta, si limita solamente a individuare in fattori esterni e in presunti e inesistenti nemici interni le cause di una sconfitta, non fa un buon lavoro di analisi politica. Non vogliamo soffermarci sulle ripetute accuse di tradimento interno, che ricordano più processi sommari che confronti democratici, né lo scadimento complessivo della discussione, e il comportamento poco educato (per usare un eufemismo) di alcuni dei presenti; proprio per evitare il trascendere dei toni il presidente, saggiamente, rinviava la discussione su tali aspetti ad una Direzione del Partito da convocare dopo la pausa estiva. Proposta che veniva accolta favorevolmente da tutta l’assemblea. Alla luce di quelle determinazioni assunte, ci saremmo aspettati, giunti a fine settembre, una nuova convocazione della Segreteria e della Direzione per fare ripartire la nostra azione politica. Ma al contrario, assistiamo invece a comportamenti nei nostri confronti da “purga staliniana” che appaiono del tutto ingiustificati o meglio , dettati solamente dal voler escludere chiunque la pensi in maniera diversa o che non gode della “fiducia” del segretario. Come se la segreteria fosse di esclusiva proprietà di qualcuno, nella fattispecie, del segretario. Una corretta attività politica è fatta di confronto, anche aspro, e di necessario dissenso. Il Pensiero Unico e la “fedeltà” al Capo non fanno parte del bagaglio del Partito Democratico; né la caccia alle streghe o alle pretese “quinte colonne” traditrici interne al PD possono costituire un viatico per ricostruire il consenso e la base di cui il nostro Partito ha bisogno. Non è questo il PD per il quale ci siamo impegnati finora e che vogliamo costruire per il futuro. Il segretario cittadino vuole dei meri esecutori dei suoi diktat? Si accomodi pure”. Da qui la formalizzazione delle dimissioni formali dalla segreteria cittadina avanzate sia da Lizzio che da Taddeo, annunciando comunque di restare all’interno del Pd.

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