ETERNIT: UNA SENTENZA CHE CI RIGUARDA

180.000 tonnellate: a tanto ammonta il materiale in cemento-amianto ancora presente sul territorio della provincia di Ragusa. Territorio dove manca una discarica dedicata per questi manufatti; territorio in cui – a 20 anni dalla promulgazione della legge n.257 che mise fuori legge l’amianto e i suoi derivati – non è stato effettuato nessun censimento sui siti con presenza del pericoloso minerale killer e sulle relative bonifiche. Una provincia dove ancora scuole, ospedali, edifici pubblici hanno vistose presenze di eternit, dove – nonostante gli impegni dell’assessorato all’ambiente della provincia – centinaia di manufatti si trovano abbandonati in discariche abusive.

Nel 1996 l’Associazione Esposti Amianto venne fondata a Ragusa, circondata da una generale diffidenza, boicottata e derisa per quanto sosteneva: la difesa dei lavoratori esposti, la bonifica del territorio. Appelli, denunce e perfino esposti alla Procura della Repubblica vennero ignorati. Un finto pacco bomba contenente un serbatoio in eternit depositato davanti l’ingresso del Municipio di Ragusa servì a riaprire il discorso, che nel giro di qualche anno portò all’attivazione del servizio di ritiro porta a porta, a prezzo politico, dei serbatoi, grazie alla collaborazione tra AEA e assessorato all’ambiente del comune. Ma dopo circa un anno cambiò la legge sullo stoccaggio degli interti, e il servizio venne sospeso.

Nel frattempo coloro che all’Almer organizzarono le cause legali dei lavoratori per ottenere il riconoscimento dell’esposizione all’amianto, con relativo prepensionamento, cominciarono a fare breccia, e dopo le prime sentenze negative, cominciarono a mutare gli atteggiamenti dei giudici, consentendo a decine e decine di operai dell’Almer di accedere anticipatamente alla pensione.

Dopo questo lungo periodo, alcuni di quelli che sottovalutarono il problema e ostacolarono una seria campagna di liberazione dall’amianto, si tuffarono a pesce nei ricorsi legali nel tentativo di trovare consensi. Oggi, grazie all’azione dell’AEA nelle aule dei tribunali prevale la tendenza a prendere sul serio i ricorsi dei lavoratori esposti. Ma con rammarico si può dire che il territorio è lontano dall’idea di essere bonificato, e i cittadini, abbandonati a se stessi, davanti agli alti costi dello smaltimento preferiscono tenersi l’eternit in casa oppure smaltirlo abusivamente.

La sentenza che condanna i responsabili dello stabilimento Eternit di Casale Monferrato stabilisce una volta per tutte quanto disastroso sia sottovalutare questo problema e non adottare tutte le misure per eliminare l’amianto e difendere la salute della popolazione. 180.000 tonnellate sono una bomba a orologeria che va disinnescata al più presto.

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it