È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
EQUITA’
11 Dic 2011 20:05
Si parla in questi giorni di equità. Lo si fa con riferimento alle misure economiche adottate dal governo Monti e ciascuno, è naturale, ha il suo concetto di equità.
La parola “equità” significa giustizia applicata al caso concreto, spesso viene usata come sinonimo di “imparzialità”. Poiché si parla di equità con riferimento ai sacrifici che ciascuno di noi cittadini è chiamato a sopportare, vediamo quali possibili criteri possono essere richiamati per adottare provvedimenti equi.
E’ fuori di dubbio che non sarebbe equo far pagare a ciascun cittadino la stessa somma perché, in tal caso, qualcuno dovrebbe cedere l’intero suo patrimonio, altri solo una minima parte.
Non sarebbe nemmeno equo fare pagare un importo proporzionale al reddito o al patrimonio perché, anche in questo caso, la proporzione al reddito non produce un sacrificio proporzionale. Facciamo l’esempio di un sacrificio del 10% uguale per tutti; per chi ha un reddito di 500 euro anche 50 euro sono una somma importante mentre per chi ha un reddito di 500.000 euro, togliendo 50.00 euro ne restano 450.000 che sono sempre un reddito più che notevole.
Per capire allora qual’è il criterio giusto ci facciamo aiutare da alcuni concetti tecnici.
Il primo concetto è quello dell’utilità marginale della moneta. In economia, l’utilità marginale è l’utilità che ogni persona attribuisce all’ultima porzione di un bene (in questo caso la moneta) di cui dispone. Poiché sappiamo che ogni uomo, con i beni di cui dispone, cerca di soddisfare prima i bisogni primari (mangiare, vestirsi, ripararsi, ecc.) e poi i bisogni voluttuari, è chiaro che l’utilità marginale è alta per chi dispone di redditi bassi e diminuisce con l’aumentare del reddito. La soluzione “equa” è allora quella di chiedere sacrifici in misura inversamente proporzionale all’utilità marginale del reddito di ciascuno.
Una imposizione fiscale del genere è una imposizione di tipo progressivo. La progressività è la caratteristica di un’imposta la cui aliquota aumenta all’aumentare dell’imponibile. L’imposta da pagare aumenta quindi più che proporzionalmente rispetto all’aumento dell’imponibile.
Facciamo un esempio per chiarire il concetto di progressività. Una serie di numeri lineari dà l’idea della proporzionalità (1, 2, 3, 4, 5…). Una serie di numeri progressivi è la seguente: 1, 2, 4, 8, 16, 32, 64, … dove si vede l’aumento in misura molto più elevato che nella prima.
La progressività è una caratteristica del nostro ordinamento tributario; l’art. 53 della Costituzione dispone infatti che “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
Però non tutte le imposte nel nostro ordinamento rispettano tale principio: la progressività del sistema tributario italiano è garantita dall’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), che è la nostra imposta principale, da cui si ricava il maggior gettito fiscale.
Con questi concetti possiamo giudicare dell’equità della manovra Monti; ognuno potrà fare le proprie riflessioni.
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