EMERGENZA IMMIGRAZIONE: UN’INFANZIA NEGATA

Sono bambini una parte di coloro che sono sbarcati a Lampedusa, come a Siracusa, qualche settimana fa. Ad ognuno di loro sono stati ‘donati’ uno spazzolino da denti, il bagnoschiuma e lo shampoo. Un letto su cui dormire e qualcosa da mettere sotto i denti.

Sono stati accolti  a tarda sera, nella Casa Alì-Mantelli, struttura gestita dalla parrocchia San Pietro di Caltagirone, in provincia di Catania, i 33 ‘piccoli migranti’, minori non accompagnati, profughi, di nazionalità eritrea, provenienti dal Centro di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa.

“ Si presenta a noi una nuova emergenza – ha detto monsignor Calogero Peri, vescovo di Caltagirone -, che è anche una nuova opportunità di impegno e di testimonianza di umanità e di fede. Quando abbiamo visto le tragedie del mare ci siamo un po’ impressionati per quanto accadeva. Quando abbiamo capito che tutto questo era vicino a noi ci siamo coinvolti. Adesso che queste persone sono tra di noi ci rendiamo conto che è un dramma vero, perché le cose diventano vere quando ci toccato personalmente.

“Vogliamo vivere questo momento – ha aggiunto il vescovo – facendo del nostro meglio, non come un gesto di accondiscendenza, di bontà, di diritto internazionale, ma come un gesto sacramentale: questi ragazzi rappresentano tutti quegli altri che hanno vissuto, che vivono e che vivranno questo dramma”.

Il gruppo di migranti dovrebbe rimanere nella struttura di Caltagirone per i prossimi 20 giorni. Mediatori culturali, volontari Caritas e forze dell’ordine illustrano agli ‘ospiti’ del centro le procedure per l’identificazione e il trasferimento.

Molti non parlano, preferiscono rimanere in silenzio. Al massimo qualche parola in inglese e di nascosto chiacchierano in arabo tra loro.

Un’infanzia negata quella di questi bambini abbandonati per essere salvati da una situazione ingovernabile nel loro Paese. E’ vero,per venti giorni, saranno assistiti da quella Chiesa,che ha fatto proprio il messaggio di Papa Bergoglio, Papa Francesco, come comunemente le persone chiamano nelle loro case,facendo parte integrante di esse. La  Caritas ha accolto questi bambini con un gesto di grande umanità e solidarietà, come d’altronde è suo comportamento nei confronti di quel problema, che sta sconvolgendo il mondo intero.

Ma quale sarà il futuro di questi bambini, come quelli sbarcati a Siracusa,provenienti dalla Siria. Chi assicurerà loro una vita tranquilla, anche se privati dalle loro madri e padri? Quale sarà il loro futuro? L’accoglienza dei siciliani non basta, il sentirsi coinvolti in prima persona da parte dei cittadini italiani e siciliani, non basta. E’ emergenza per le morti, per il fatto di dover affrontare il problema di popoli,che migrano, alla ricerca di stabilità,di benessere,di libertà, che certamente non trovano nei loro Paesi, ma è emergenza per il fatto di affrontare l’infanzia negata a bambini, che non hanno la forza di un adulto nei confronti della vita.

 

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