E’ TORNATO A RIPETERSI IERI SERA IL RITO DELLA SVELATA NELLA RETTORIA DI SAN BIAGIO A COMISO

Il fascino, per forza di cose, non è stato simile a quello degli altri anni. Ma la suggestione resta. E il momento della Svelata è vissuto sempre con grande trepidazione dai devoti di Maria Santissima Addolorata. Rito sostanzialmente modificato a causa dei lavori di restauro che interessano la Chiesa Madre e che hanno determinato lo spostamento della seguitissima iniziativa nella rettoria di San Biagio dove gli spazi sono molto più contenuti. Ieri sera a Comiso una grande emozione soprattutto nel momento in cui è riapparso il simulacro settecentesco della Vergine adornato di una splendida veste. Non bisogna dimenticare, tra l’altro, che il manto, un’opera di pregevole artigianato locale, di velluto blu scuro tempestato da stelle dorate, è stato realizzato nel 1880 su commissione della signora Giuseppina Ciarcià. Prima della Svelata, proprio il manto (spazio in questo caso a quello nuovo realizzato nel 2000 per salvaguardare l’antico) è stato portato in processione, insieme con la raggiera, la spada, le spille a forma di cuore e al fazzoletto, adagiati su cuscini di seta recati dai paggi dalla piazza Fonte Diana sino alla chiesa San Biagio. La processione assume la caratteristica denominazione de “A pigghiata ro Mantu” (ad occuparsene quest’anno il vicepresidente del comitato Mario Tomaselli, con il cassiere Biagio Muccio e il segretario Giuseppe Arezzo senza dimenticare naturalmente l’arciprete parroco don Innocenzo Mascali e il vicario Giovanni Meli) ed è un’altra fase molto speciale dei festeggiamenti della Vigilia. Non è stato possibile realizzare, quest’anno, la cascata dei petali di rosa che, di solito, conferiscono all’intera cerimonia un fascino insostituibile. E’ stata però ritirata la preziosa tenda in filet, appositamente realizzata nel 1928, che, tra la commozione dei fedeli, svela a tutti il simulacro dell’Addolorata avviando, a tutti gli effetti, il momento gioioso della festa. Subito dopo è stato cantato l’inno composto da monsignor Francesco Rimmaudo e musicato dal maestro Alfio Pulvirenti nel 1910. Ad animarlo uno stuolo di voci bianche che, dopo aver salutato il simulacro con i fazzoletti bianchi, ha dato voce all’accorato “Salve alla Madre” da parte di tutti i fedeli presenti. Oggi pomeriggio, intanto, si assisterà all’uscita della Madonna la quale, chiusa successivamente nel suo magnifico baldacchino dorato, che ne mette in risalto la solennità, dopo che il coro dei bambini eseguirà nuovamente il canto dell’inno, sarà condotta trionfalmente per tutta la città dal “gruppo dei portatori”. Da domani, lunedì 18 maggio, prenderà il via l’Ottavario della festa che andrà avanti sino al 24 maggio. Ogni giorno alle 9 la celebrazione eucaristica e alle 18,30 il santo rosario e la coroncina del mese di maggio. La santa messa delle 19, domani, sarà celebrata dal vicario generale della diocesi, don Salvatore Puglisi. Alle 20, poi, si terrà la rassegna di cori polifonici sul tema “Cantiamo la speranza”. In particolare parteciperanno i seguenti cori: Santa Maria delle Stelle di Comiso, Jubilate Gentes di Vittoria, Regina Pacis di Chiaramonte Gulfi, San Giovanni Battista di Santa Croce, Coro polifonico ibleo di Chiaramonte, Enarmonia di Ragusa, Le voci banche dell’Inno a Maria Santissima Addolorata.

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it