È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
E CHE CI VUOLE ….?
14 Giu 2015 16:43
Così come è necessario per ogni argomento di qualunque genere esso sia, non ci può fermare alla sua enunciazione, giusta per quanto possa essere, ma si rende consequenziale pervenire al risultato o all’effetto vero e reale che si vuole raggiungere. Tale logico principio raggiunge i suoi effetti e si riveste anche di rispetto, del tutto a prescindere di quanto al riguardo possa pensare il suo destinatario.
Il fenomeno dell’immigrazione per le conseguenze operative che comporta e per gli effetti affatto trascurabili che si possono riversare sulla popolazione non può essere affatto ignorato specie in considerazione del dato obiettivo che – almeno a quanto pare – dovranno essere solo gli italiani a farsene carico non solo per le sue incidenze economiche ma anche per quelle di compatibilità culturali alquanto diverse che richiedono del necessario tempo per integrarsi.
Una soluzione dovrà essere trovata, pur nel rispetto di tanti migranti costretti a sfuggire dalla fame e dalla guerra.
Fino ad ora, però, si è solo sollevato il problema ma senza precisa, puntuale ed effettiva soluzione e coloro che lo hanno alla generale considerazione non possono essere dispensati dall’obiettivo rilievo che c’era una campagna elettorale su cui riversare un argomento tanto incidente nell’animo dell’elettore. E ciò non basta. Se si pone un problema, giusto per quanto possa essere, bisogna esporre l’adeguata e non generica soluzione. Si ritiene attuabile l’ipotesi risolutiva consistente nel creare un amletico corridoio operativo con uno stato estero per realizzarvi un centro di accoglienza e smistamento per poter prestare aiuto al richiedente asilo politico rispetto ad altro soggetto che vuole solo emigrare.
Ma quale stato estero sarebbe disponibile a concedere simile autorizzazione e far affluire nel suo territorio migliaia e migliaia di soggetti facendosi nel contempo carico del loro mantenimento?
Non basta dire che si possono sommare due più due se non è dato individuare chi dà la risposta dicendo che la somma è quattro.
Lo stesso dicasi per quanto attiene alle riforme strutturali della macchina statale di cui tutti, nessuno escluso, ne reclama la soluzione ma ben si guarda a scendere nel particolare o quanto meno nell’indicazione delle modalità operative cui far riscorso per pervenire a soddisfacenti risultati.
Ai tempi in cui fu pensato ed attuato quest’attuale struttura per telefonare si doveva comprare un gettone, per scrivere si era da poco tempo eliminata la penna e il calamaio, per le copie si usava la carta carbone, la meccanica macchina da scrivere e avveniristica sembrava la penna biro.
Da una parte si rivendicano come intoccabili i servizi che usufruisce il cittadino e dall’altra si chiede l’attuazione di progetti di risparmi della spesa pubblica senza operare nessuna distinzione fra servizi essenziali ed ineliminabili e quegli altri che soddisfacenti per quanto possano essere dalla caratteristica dell’essenzialità sono ben lontani. Per bere un poco d’acqua usiamo il bicchiere di plastica lasciando nella vetrina quello di vetro. Il primo dopo l’uso lo buttiamo e per il secondo ci dà fastidio perdere cinque secondi per lavarlo.
Queste benedette riforme le chiedono l’Europa e le auspichiamo tutti specie per poter diminuire il debito pubblico che, invece, tende sempre a salire con riflesso sugli interessi che si devono corrispondere a chi investe i propri soldi.
Per intraprendere questa strada irta di difficoltà operative si rende necessario un governo che possa contare su una maggioranza compatta e consapevole che per ogni provvedimento che deve adottare troverà una schiera o una categoria che frapporrà ostacoli o che comunque cercherà di affidarsi a chi possa alzare la voce. Chi vorrà attuare le riforme che ritiene necessarie avrà anche il naturale dubbio se quelle intraprese siano in definitiva quelle giuste e occorrenti. Ed è prevedibile che obiettivamente degli sbagli possono essere fatti e come pure è prevedibile che il governo non aumenterà i voti di consenso se non dopo che le riforme attuate incomincino ad offrire al pubblico giudizio dei risultati positivi.
L’inversione di tendenza non ha solo caratteristica o peculiarità politica, ma investe anche una culturizzazione comportamentale e sociale che nella prima incide molto se non moltissimo perchè trova scarsa comprensibilità, tanto per esemplificare, l’adesione senza un personale convincimento che la camicia oramai deve essere indossata sopra i pantaloni e che questi se non sono in qualche parte stracciati non pare opportuno indossarli.
La domanda che ci poniamo è oltremodo complessa e una risposta alla stessa, semplice ed usuale, non è proprio quella che spontaneamente noi tutti, nessuno escluso, molto spesso diamo a noi stessi mettendoci alla fine un punto interrogativo.
Politicus
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