DURO COLPO PER L’ECONOMIA DEL SUD-EST SICILIANO

 

«Il mancato inserimento dello scalo di Comiso nel nuovo Piano nazionale per lo sviluppo aeroportuale, come si evince dall’atto di indirizzo emanato oggi dal ministro dei Trasporti, Corrado Passera, è un duro colpo per il territorio ibleo e, più in generale, per l’intera economia della costa est della Sicilia».

Lo hanno dichiarato Enzo Taverniti e Rosario Dibennardo, presidenti, rispettivamente, della Sac spa, la società di gestione dell’aeroporto di Catania, e della Soaco spa, gestore della scalo casmeneo.

«Già a metà dello scorso agosto il ministro Passera si era espresso in tal senso», hanno proseguito Taverniti e Dibennardo, «e oggi ha ribadito la sua ben scarsa considerazione per una infrastruttura realisticamente di grande rilevanza per la crescita della nostra regione. Duole osservare come per lo scalo, di fatto pronto per essere operativo, il doversi reggere solo con le proprie forze economiche rappresenterebbe un grave handicap di partenza, in grado di minarne le sorti già dall’inaugurazione».

«La speranza», hanno concluso i due manager, «e che il governo riveda tale nefasto indirizzo e inserisca definitivamente l’aeroporto di Comiso fra quelli di interesse nazionale, facendosi carico di spese che, oggettivamente, competono allo Stato e non alle società o agli enti locali».

 

Per quanto poi riguarda il mancato inserimento dello scalo di Catania Fontanarossa nell’elenco Core Network Ten-t, inerente la rete dei trasporti individuati come nodi principali in base alla normativa europea, destinatari di alcune decine di miliardi di euro comunitari, il presidente Taverniti ha evidenziato come la decisione sia «in netta contraddizione con il fatto che la stessa agenzia Ten-t abbia finanziato il progetto di fattibilità della connessione intermodale tra l’aeroporto di Catania e la ferrovia. Paradossale che il governo italiano accetti senza contraddittorio una proposta dell’Unione europea, evidentemente costruita sulla base di riferimenti burocratici e amministrativi (aree metropolitane con popolazione superiore al milione di abitanti), senza tenere conto della realtà dei fatti, che vede invece lo scalo di Catania servire il 70% della popolazione siciliana, ossia circa 3 milioni di persone».

 

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