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DURANTE LA GRAVIDANZA, IL DNA DEI FIGLI SUBISCE MODIFICAZIONI IN RELAZIONE ALLO STATO DI SALUTE DELLA MADRE
11 Set 2013 16:53
Nel 1975 fu ipotizzato per la prima volta, da parte di Holliday e Pugh e indipendentemente da Riggs, che la metilazione del DNA svolgesse un ruolo nella regolazione dell’espressione genica e nel differenziamento cellulare: nasceva l’epigenetica cioè lo studio dei cambiamenti dei geni che avvengono senza modificazione nella sequenza del DNA in risposta agli stimoli che vengono dall’ambiente.
Tali cambiamenti tuttavia sono capaci di influenzare le modalità ed i tempi con cui i geni vengono «accesi» o «spenti», agendo perciò sulla loro attività e funzionalità.
I ricercatori sono sempre più convinti che da questi processi dipenda il corretto funzionamento del DNA.
Il principale meccanismo epigenetico è appunto la metilazione che consiste nel legame di un gruppo chimico metile -CH3 in specifici siti della sequenza del DNA.
Recentemente in uno studio pubblicato sulla rivista PLOS ONE dal titolo Predictors and Consequences of Global DNA Methylation in Cord Blood and at Three Years è stato analizzato il grado di metilazione di specifici geni del feto durante la gravidanza: si è scoperto che, simile ad una ‘impronta’, queste modificazioni al DNA persistono anche dopo la nascita e a seconda della loro entità sono in grado di determinare lo stato di salute del nascituro.
Lo studio si è svolto presso la Columbia University dove a 279 neonati è stato prelevato un campione di sangue prima dal cordone ombelicale e successivamente tramite un normale prelievo al fine di analizzarne lo stato di metilazionedel DNA.
Lo studio ha rivelato che il grado di metilazione del DNA del sangue prelevato dal cordone ombelicale è significativamente sovrapponibile a quello del sangue prelevato negli anni successivi fino ad almeno al terzo anno di vita.
Ciò avvalora l’ipotesi che l’impatto della metilazione nelle fasi fetali sia a lungo termine, cioè i cambiamenti del DNA cui va incontro il feto durante la gravidanza persistono nell’infanzia.
Inoltre i dati rivelano che un alto indice di massa corporeo (BMI, Body Mass Index) della medre determina nei figli un basso grado di metilazione del DNA.
Un BMI alto quindi, oltre ad aumentare il rischio di insorgenza di innumerevoli patologie nella madre, si “trasmette” ai figli sottoforma di una ‘impronta materna’ che conferisce una condizione di bassa metilazione la quale, come dimostrano altri studi, può favorire la rottura della molecola del DNA che può andare incontro a riarrangiamenti con scambi di sequenze nucleotidiche e perdite d’informazione genetica determinando quindi la possibilità di sviluppo di tumori.
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