Dune di plastica: la fascia trasformata devastata dall’inquinamento a UnoMattina

Le chiamano Dune di plastica. Uno scempio senza precedenti. Un territorio devastato dall’abbandono indiscriminato dei rifiuti, in alcuni casi anche rifiuti speciali, che non possono essere smaltiti se non attraverso percorsi definiti.

È la storia parallela dell’agricoltura vittoriese e acatese, ma anche di quel vasto territorio che va da Pachino a Gela e dove, ormai da cinquant’anni, si coltivano i primaticci sotto serra. Questa mattina il giornalista vittoriese Giuseppe Bascietto è stato ospite di Unomattina e, in collegamento telefonico, c’era anche l’ambientalista acatese Riccardo Zingaro. Zingaro si è collegato da uno dei territori di Marina di Acate dove si accumula la plastica dismessa dalle serre e la cosiddetta “fratta”, cioè gli arbusti che rimangono dopo l’estirpazione delle piante. La “fratta”, purtroppo, non è biodegradabile perché rimangono i cosiddetti laccetti in plastica che vengono utilizzati per far reggere la pianta collegata a un paletto.

Lungo le strade della fascia costiera si vedono montagne di fratta e, insieme ad essa, contenitori di polistirolo e altri rifiuti speciali. Uno smaltimento selvaggio e indiscriminato, che spesso sfocia in fumarole che inquinano l’ambiente, l’aria e il sottosuolo.

Un territorio devastato

Si tratta di un territorio che negli anni ha subito le conseguenze di metodi colturali non corretti, per decenni però avallati dalle normative vigenti, quali quelle che consentivano e autorizzavano l’utilizzo del bromuro di metile quale fumigante per la disinfestazione dei terreni su cui poi si sarebbero dovute impiantare le colture. Prodotti che – è stato accertato – hanno un effetto devastante sui terreni e che provocano effetti negativi anche sull’ozono e che oggi sono vietati. Ma la sua produzione consentì per lungo tempo tecniche colturali errate e, soprattutto, guadagni importanti per le aziende che lo producevano.

Oggi il bromuro di metile non si utilizza più, ma il problema della devastazione ambientale permane, aggravato da un fenomeno anch’esso molto antico ma che ora si è intensificato: l’abbandono della plastica dismessa dalle serre e, in molti casi, la decisione di appiccare il fuoco per eliminare in maniera irregolare rifiuti che non si riesce a smaltire in modo legale.

Oggi i centri di raccolta della plastica accettano solo la cosiddetta “plastica bianca”, quella utilizzata per la copertura delle serre. Quella nera (che, peraltro, è un rifiuto speciale perché impregnata di materiali chimici che restano sul terreno) è rifiuto speciale e non può essere riciclata.

Lo smaltimento della plastica, secondo Bascietto e Zingaro, alimenta da un lato il degrado ambientale e la devastazione del territorio; dall’altro, è diventato un nuovo business della criminalità organizzata, che ne gestisce lo smaltimento illegale. Zingaro era in compagnia di Eliana Giudice, Isabella Terranova, Antonio Cassarino, tutti attivisti del Comitato Terre Pulite, nato per difendere il territorio.

La tutela del territorio e la lotta contro la mafia: due problematiche che vanno di pari passo e su cui bisognerà lavorare in modo concreto. Lo Stato deve farsi carico di trovare soluzioni ambientali corrette per lo smaltimento della plastica.

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