DUE VITIGNI TANTI SINONIMI

 

I vini del sud-est della Spagna sono conosciuti per la produzione di vino sfuso, spesso di qualità discutibile. Ovviamente anche queste zone vivono degli odierni movimenti di rivalutazione del vino e del conseguente tentativo di migliorarne la qualità media. Un esempio molto loquace è la recente denominazione Jumilla, sita nella regione di Murcia. Questa DO (Denominación de Origen) è abbastanza recente non solo a livello legale, ma anche nella tipologia di lavorazione. In passato, infatti, qui si producevano praticamente solo vini sfusi, mentre oggigiorno, dopo soltanto vent’anni, il 62% della produzione viene imbottigliata. La denominazione Jumilla gode di un notevole successo nelle vendite, soprattutto grazie al fatto di offrire vini molto economici.

Nella DO è permessa la coltivazione di varie varietà, ma è il monastrell, il vitigno più coltivato, circa l’80% del vigneto coltivato,  a dare anche i risultati più interessanti. Si tratta di un vitigno non propriamente elegante, ma in possesso di una rusticità alquanto interessante; se non altro per il fatto di essere in possesso di una certa personalità. Se il vitigno già di per sé tende ad accumulare notevoli livelli di zucchero, in questo angolo della Spagna, particolarmente soleggiato, i vini prodotti arrivano a possedere un livello alcolico molto più alto della media. Ciò rende il vino sicuramente più morbido, ma al tempo stesso penalizza la persistenza del vino e le sue capacità di evoluzione. Malgrado i notevoli miglioramenti in materia di tecniche di vinificazione, i vini da monastrell restano vini decisamente alcolici e poco propensi all’invecchiamento. È forse proprio questo aspetto del vino a non convincere pienamente alcuni esperti sulla sua parentela con un altro vitigno molto diffuso in Sardegna. Infatti, come molti vitigni presenti sulla costa orientale della Spagna, anche il monastrell sembrerebbe essere presente in Sardegna. Sicuramente lo è in Francia, conosciuto con il nome di mourvedre. C’è però molta confusione su quale vitigno possa esservi in Italia. Secondo alcune teorie il monastrell avrebbe attinenza con il bovale, le cui origini restano ancora ignote, ma si fanno risalire, tramite alcune fonti scritte, all’epoca della dominazione aragonese. Questo spiegherebbe perché il bovale è anche conosciuto con il nome di bovale di Spagna. L’origine spagnola sarebbe quindi certa, ma il problema da stabilire è a quale vitigno corrisponda. In Spagna, infatti, è presente un altro vitigno con un nome del tutto simile al bovale: il bobal.

Vi è la possibilità, però, che il bovale abbia attinenza con entrambi i vitigni spagnoli. Effettivamente il bovale stesso viene distinto in due varietà: bovale Sardo e bovale Grande. Ciò non vuol dire che una delle due varietà è bobal e l’altra è monastrell. Una possibile attinenza va ricercata nell’infinità di sinonimi con cui è conosciuto il bovale in Sardegna. Questo vitigno possiede moltissimi sinonimi, tra cui muristellu, che richiama il nome di monastrell. Ciò che potrebbe essere successo è che effettivamente il monastrell fosse presente in Sardegna con il nome di muristellu, ma che con il tempo sia stato confuso con il bobal.

La presenza del monastrell è stata anche ipotizzata in Molise, con il nome, però, di tintilia, e dove è diventata in breve tempo una varietà molto diffusa. L’origine spagnola del vitigno pare certa e sarebbe stato introdotto in Molise nel 1810 dall’agronomo Raffaele Pepe. A confermare una certa confusione in materia vi è il fatto che l’ipotesi più accertata vorrebbe che il tintilia fosse bovale. La teoria, invece, che vuole questo vitigno originario della Campania, poi trasferitosi in Molise per non lasciare tracce nel territorio d’origine, sembrerebbe piuttosto un atto di campanilismo.

Cercare di fare chiarezza su questo tema sembrerebbe uno sforzo superfluo. In fondo i vini prodotti da monastrell non sono particolarmente interessanti. O almeno non così tanto da giustificare uno sforzo del genere. Un po’ più interessanti sono i vini da bobal, che se ben trattati riescono anche a dare risultati soddisfacenti. Se al contrario si coltiva per le alte produzioni, il vino che si ottiene è decisamente anonimo, tanto che probabilmente questa è l’origine della confusione che si è avuta in Italia tra il monastrell e il bobal.

 

(Giuseppe Manenti)

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