Dopo 49 anni, la Procura di Ragusa riapre l’indagine sull’omicidio Tumino, il caso irrisolto su cui indagò Giovanni Spampinato

Dopo 49 anni la procura di Ragusa riapre l’indagine sull’omicidio dell’ingegnere Angelo Tumino e, di conseguenza, si potrebbe contribuire a getta una nuova luce sull’omicidio del giornalista Giovanni Spampinato. Entrambi gli omicidi furono commessi nel 1972: il 25 febbraio quello di Tumino e il 27 ottobre quello del giornalista. Il cronista de “L’ora” stava indagando su quel fatto di cronaca e già aveva scritto molto.

Se non fossero passati quasi cinquant’anni non ci sarebbe nulla di clamoroso, invece attorno al delitto Tumino e – soprattutto – a quello di Spampinato, in questo mezzo secolo, c’e’ stato un silenzio anormale.

Un caso, quello dell’omicidio di Spampinato, che sollevò il velo per la prima volta sulle connivenze della “provincia babba” con la mafia, la massoneria e l’estremismo nero.

In un articolo del 28 aprile 1972 (6 mesi e cinque giorni prima che il giornalista venisse assassinato), parla dell’omicidio Tumino come di “un’esecuzione in piena regola”, “freddato con un colpo di pistola calibro nove al centro della fronte”, poi “abbandonato in una impervia strada di campagna a dieci chilometri da Ragusa”. Lui, Angelo Tumino, ingegnere di professione e “ex playboy, gia’ esponente del MSI, gia’ costruttore edile, da alcuni anni si occupava quasi esclusivamente di antiquariato”.

“Tra le persone interrogate con maggiore insistenza fin dall’inizio c’era il figlio di un magistrato di Ragusa, il giovane Roberto Campria – annota Spampinato -, che doveva tra l’altro spiegare come mai, subito dopo il ritrovamento del cadavere del Tumino, si trovasse a casa dell’ucciso, in compagnia del figlio dell’ingegnere. Tumino e Campria erano molto amici, si frequentavano assiduamente, pare per rapporti d’affari”.

Giovanni Spampinato è stato ucciso da sei pallottole esplose da due pistole. A sparare, a pochi centimetri da lui dentro l’abitacolo della sua cinquecento fu Roberto Campria, figlio del presidente del tribunale di Ragusa, proprio quel Campria di cui parlava Spampinato nel suo articolo.

Giovanni Spampinato era stato l’unico giornalista a rivelare che era coinvolto nelle indagini e che una pista, quindi, portava dentro il Palazzo di Giustizia e che, perciò, secondo logica e procedura, l’inchiesta penale doveva essere affidata ai giudici di un’altra città. L’inchiesta invece non fu trasferita e il giovane cronista fu criticato e isolato nell’ambiente dei corrispondenti. Ad oggi, del delitto Tumino non si conoscono ancora esecutori, mandanti e movente.

Quell’omicidio si verificò proprio nei giorni in cui Spampinato rivelava la presenza a Ragusa del “bombardiere nero” Stefano Delle Chiaie (all’epoca ricercato per le bombe del 12 dicembre 1969 all’Altare della Patria) e di altri noti fascisti romani legati a Junio Valerio Borghese, che nel dicembre del 1970 aveva tentato un colpo di Stato.

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