“Divertitevi, se potete”: a Marina di Ragusa in vigore l’ordinanza che chiede moderazione alla movida ma non sarà un coprifuoco. Ecco cosa prevede

Aveva fatto discutere – e preoccupare, soprattutto tra i più giovani – il post social del sindaco Peppe Cassì in cui si annunciava l’estensione dell’ordinanza antibivacco a Marina di Ragusa. Un linguaggio deciso, con parole come “non c’è verso di discutere con chi non vuol capire” e un chiaro riferimento a un “patto” disatteso tra amministrazione e ragazzi, aveva fatto temere l’arrivo di un’estate blindata, con divieti e multe a tappeto.

Ma ora arriva una precisazione importante proprio da parte del primo cittadino, che spegne sul nascere le letture più allarmistiche: “Qualcuno, forse non comprendendone il senso o forse volutamente, sta facendo passare un messaggio distorto sull’ordinanza antibivacco per Marina – chiarisce Cassì –. Facciamo allora un po’ di chiarezza, perché è nell’interesse di tutti avere una Marina viva e decorosa, non il coprifuoco”.

L’ordinanza, in vigore dal 2 luglio al 30 settembre 2025, punta infatti a contrastare fenomeni di degrado urbano e disturbo alla quiete pubblica, ma non vieta le attività ludiche in sé. “Si può uscire in comitiva, non fare la pipì sui portoni delle case – spiega il sindaco –. Si può bere nei locali, non per strada e lasciare le bottiglie in giro. Si può scherzare, non arrampicarsi o scavalcare i cancelli delle abitazioni. Nessuno vuole reprimere nessuno”.

Il provvedimento – che arriva dopo un tentativo di dialogo con gruppi di ragazzi che si erano impegnati a spostarsi in zone più periferiche e a mantenere il decoro, impegno però non rispettato secondo il Comune – vieta specificamente i bivacchi e gli schiamazzi nelle aree sensibili della frazione balneare, oltre al consumo all’aperto di bevande in contenitori di vetro o lattine e all’uso di diffusori musicali. Sono previste sanzioni fino a 500 euro per chi trasgredisce.

Una “zona franca”? No, ma nemmeno uno stato di polizia

Il sindaco ci tiene a chiarire che l’obiettivo non è punire chi vuole godersi l’estate con gli amici, ma intervenire in presenza di comportamenti incivili e molesti. “L’ordinanza non vieta a prescindere – ribadisce – ma è uno strumento che consente alle forze dell’ordine di applicare una sanzione pecuniaria quando vengono attuati comportamenti che oltrepassano il confine della legalità”.

In sostanza: Marina di Ragusa resta un luogo dove è possibile divertirsi, stare insieme, ballare nei locali, fare due chiacchiere in riva al mare. Ma con rispetto. La libertà non è libertà di infastidire gli altri o danneggiare gli spazi pubblici.

L’appello del sindaco e dell’assessore alla Polizia Locale, Giovanni Gurrieri, è rivolto anche alle famiglie: “Non si può credere che certi comportamenti maleducati siano sempre colpa dei figli e dei nipoti degli altri”. Un invito a educare, non a reprimere.

Estate, giovani, regole: l’equilibrio possibile

Quello che emerge, dietro il tono severo iniziale, è il tentativo dell’Amministrazione comunale di trovare un equilibrio tra la voglia legittima dei giovani di vivere l’estate e il diritto dei residenti e turisti a un contesto ordinato e sicuro.

Le regole ci sono, i controlli anche, ma non c’è volontà di spegnere l’estate. “Divertitevi – è il messaggio di Cassì – ma nel modo adeguato, con adeguata moderazione”.

Sanzioni e obiettivi

In vigore dal 2 luglio al 30 settembre 2025, l’ordinanza n. 635 vieta nelle zone più sensibili di Marina:

  • gli assembramenti non finalizzati alla normale fruizione dello spazio pubblico;
  • il consumo all’aperto di bevande in bottiglie di vetro o lattine;
  • il disturbo acustico con diffusori musicali;
  • l’abbandono di rifiuti.

Chi trasgredisce può incorrere in sanzioni fino a 500 euro e sarà tenuto a cessare i comportamenti e a ripulire l’area.

Il provvedimento è stato concordato con Prefettura e Forze dell’Ordine e, secondo l’assessore alla Polizia Locale Giovanni Gurrieri, “è il frutto dell’esperienza dello scorso anno, un passo necessario dopo il fallimento del dialogo. Ma non può essere il Comune a sostituirsi alle famiglie: serve un’educazione condivisa”.

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