DIO È UNO?

Il pubblico delle grandi occasioni ha accolto i teologi Vito Mancuso e Giovanni Salonia nel corso del secondo convegno del Festival delle Relazioni promosso dalla Fondazione San Giovanni Battista. Personalità diverse unite dal senso della ricerca e dello studio sincero. “Dio è uno? I figli sono diversi, i fratelli sono uguali”. Questo il tema dell’incontro che ha incantato i presenti all’auditorium “Cartia” della Camera di Commercio.

A moderare con sapienza l’evento è Gian Piero Saladino, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Ragusa.

Gli scritti di Mancuso hanno suscitato notevole attenzione, in particolare “L’anima e il suo destino”, “Io e Dio Una guida dei perplessi”, “Il principio passione”. 

Giovanni salonia è psicologo e psicoterapeuta, scrittore, frate Cappuccino, cofondatore nel 1979 dell’Istituto di Gestalt Human Communication Center.

“Se dovessi trovarmi al cospetto di Dio – spiega Mancuso citando Lessing – preferirei ricevere da lui non la verità ma il desiderio della verità. Oggi è impossibile parlare di Dio ignorando, non solo le tre religioni monoteiste, ma anche i percorsi spirituali millenari dell’Oriente. Quando si pronuncia la parola “Dio” deve essere chiaro che stiamo istituendo una relazione. Dobbiamo capire quale sia l’altro termine di questa relazione. Se Dio è relazione vuol dire che non esiste essere umano che non viva per qualocsa di più grande di lui. La domanda decisiva, dunque, è: chi è il tuo Dio? Verso quale altare bruci l’incenso della tua vita e della tua libertà? Dove incontri il tuo Dio e quale la potenza che merita la tua energia vitale?”.

Una posizione che rende necessaria un’apertura alle altre fedi e alla forza del Creato.

“Le religioni istituite – afferma Mancuso – sono funzionali per qualcosa di più grande. La creazione non è un atto concluso ma qualcosa perennemente in divenire”.

Padre Giovanni Salonia fa riferimento alla propria cultura di frate francescano. “La conversione a Dio – sottoliena – parte dall’esperienza. Francesco abbraccia il lebbroso, ma a guarire è lui e non il malato. Non c’è nessun miracolo, se non la scoperta che in quell’accolgiere il lebbroso può esservi il senso della vita. Invito, dunque, a non parlare di Dio ma a sentire Dio. Parliamo di un Mistero che va rispettato. Sono d’acordo con il filosofo Heidegger quando sostiene che l’uomo è troppo maturo per credere negli Dei, ma è ancora troppo poco maturo per credere in un unico Dio. Il Dio interreligioso è un Dio che si confronta. Se il mio senso dell’Assoluto dialoga con quello degli altri fratelli solo allora potrà esserci salvezza per l’umanità”.

 

 

 

 

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