Demolito il corpo centrale della fontana dell’ex centrale elettrica di Vittoria. Esposto in procura

E’ stato demolito il corpo centrale nell’area esterna della fontana dell’ex centrale elettrica di Vittoria e per questo è stato effettuato un esposto in procura, in prefettura e in soprintendenza dalla consigliera comunale Sara Siggia di Italia Viva insieme al Collettivo per una Vittoria Democratica. Si tratta di una struttura al centro di un importante restauro conclusosi negli anni 2006/2007 (progettato dall’arch. Giovanni Rizza e dall’ing. Gerlando Errore) che ha valorizzato l’intera area e l’ha restituita alla pubblica fruizione, divenendo sede espositiva di mostre artistiche ed appuntamenti culturali.

UN ESEMPIO DI ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE

Il restauro di questo esempio di archeologia industriale nella parte più antica del centro storico di Vittoria ha riguardato sia la parte interna che gli esterni con la creazione in pietra di camminamenti, passerelle, percorsi d’acqua e fontane. Le opere di restauro sono state finanziate dalla Protezione civile regionale con fondi del sisma ’90. Il rilievo dell’edificio monumentale e dell’area circostante è reso evidente da molteplici pubblicazioni e dallo stesso sito internet dell’assessorato ai Beni culturali di Vittoria che così lo descrive: “Esempio di archeologia industriale, in una quinta monumentale costituita dagli edifici più antichi della Città affacciati sulla Valle dell’Ippari.

SARA SIGGIA: “PERCHE’ SI E’ DECISO DI OPERARE COSI’?”

L’ex Centrale elettrica nacque nel 1902 all’interno dell’area dell’ex monastero di Santa Teresa, a fianco degli edifici dell’antico castello e agli antichi magazzini del conte. Da qualche settimana si è assistito ad una demolizione del corpo fontana centrale, elemento architettonico di pregio, perfettamente inserito nel progetto di restauro e ristrutturazione dell’area esterna circostante l’ex centrale. L’area risulta allo stato circoscritta da transenne precarie all’interno delle quali si trovano ancora accatastati buona parte dei residui in pietra dell’opera demolita.

“Tale opera di distruzione appare del tutto ingiustificata poiché la stessa non era di certo pericolante, essendo il restauro ancora recente e comunque in ottimo stato conservativo; non costituiva pericolo alcuno per la pubblica incolumità; non si ha notizia di alcuna attività amministrativa che giustifichi l’intervento demolitivo“, dichiara la consigliera Siggia. “Appare peraltro strano che non vi sia notizia di alcun progetto di recupero manutentivo che possa validare la becera demolizione e che non sia apposto alla recinzione precaria alcun cartello indicante il committente dei lavori, il rup, il direttore dei lavori e le varie informazioni di legge. Non è dato sapere inoltre se l’intervento è stato approvato dall’ufficio Urbanistica e dalla Sovrintendenza ai beni culturali, che dovrebbe tutelare il bene oggetto di patrimonio pubblico storico architettonico inserito nel centro storico più antico della città”.

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