DAL MARE DI CASUZZE LE DOLCI NOTE DEL FLAUTO TRAVERSO DI MARINO DOLAN.

 

 

Tutta l’area del mezzogiorno punta, per il proprio sviluppo, oltre che  sulle produzioni agro-zootecniche, sul turismo. Tutti a Santa Croce siamo convinti, che una importante ancora di salvezza per l’economia del territorio è il turismo,e che bisogna porre i luoghi di mare, del nostro mare, al centro degli interessi.

Stamattina fin da quando mi sono alzata mi risuonava in mente un motivetto …ITALIA  Si… ITALIA NO..  e tutte le problematiche su l’ordine pubblico che a S. Croce sembrano aver rapito ultimamente l’attenzione di tutti.

L’Italia è un Paese fatto di città. Grandi e piccole, gloriose o oscure, tutte però degne di attenzione e piene di  storia, che gelosamente custodiamo e che nelle varie ricorrenze o feste siamo soliti richiamare alla mente.

Dentro quest’Italia c’è poi l’esteso territorio che una volta si chiamava Regno delle Due Sicilie  e che dopo il 1861 è diventato,  il Mezzogiorno; alcuni pensano che l’unificazione sia stato un male altri un bene, alcuni che siamo stati svestiti della nostra cultura e dei nostri averi, altri che l’unificazione sia stata una cosa importante e vantaggiosa; comunque sia andata, questo lembo di terra,  della parte meridionale della Sicilia, ha da sempre attirato, con le sue bellezze paesaggistiche e posizione strategica l’attenzione di tanti stranieri o gente proveniente da tutta Italia.

La loro presenza, sempre più massiccia, ci fa presumere che il turismo in questa zona, può aumentare molto. L’aeroporto di Comiso, che in questi ultimi mesi ha registrato forti presenze, ci fa presumere ciò.

Gli abitanti del luogo sono però avvolti da incertezze e non sempre hanno ben chiaro il loro  ruolo.

Noi emigrati che sbarcammo in terre lontane con la valigia di cartone attaccata con lo spago. Noi quelli che accettavamo di fare, per quattro soldi, i lavori più umili e pericolosi. Noi brillanti architetti, grandi stilisti, sommi artisti, buoni ricercatori, che ci siamo imposti all’ammirazione del pianeta. Noi considerati anche da noi stessi, parte marginale abbiamo invece una terra luminosa, di una bellezza semplice, armoniosa, soleggiata, con  clima mite  e benevolo, vi sono bellezze paesaggistiche ed artistiche di grossa valenza.

Sulle nostre scogliere vedo infrangersi le onde, sulle spiagge libere e rese dorate dal colore della sabbia,  dove secoli prima c’erano stati  Fenici,  Cartaginesi,  Greci,  Romani, che avevano individuato i nostri territori come loro sede e costruito insediamenti abitativi e porti, ancora oggi  mi accorgo della presenza di molte genti che  ammirano il nostro ambiente marino. Durante una delle mie solite passeggiate estive,  immersa nel blu del nostro mare sento un flauto . Salgo sulla parte alta della scogliera e dall’altura, oltre allo splendido spettacolo del tramonto che la natura mi offre con al centro la sagoma del faro di Punta Secca, trovo Marino, bolognese di nascita. Sta suonando all’impiedi con il suo flauto, su di uno scoglio, rivolto verso il tramonto come  se stesse facendo un concerto  accompagnato dello sciabordio dell’acqua marina e dalle immagini dei raggi rossi e gialli del sole, sembra celebrare un inno alla natura.  Conclude il suo pezzo e mi viene spontaneo un applauso che lui accoglie con uno splendido inchino.

Gli parlo e capisco che  ama i nostri luoghi perché affascinato e scopro,  attraverso lui, che la nostra terra ha una potenzialità, una attrazione  indescrivibile nei confronti del visitatore.

Mi dice che  il suo primo approccio alla musica, fin dall’età di dieci anni, è stato col sassofono contratto, sotto la guida di un siculo, il maestro Mike Alfieri, col quale addirittura ha mosso i suoi primi passi sul palcoscenico.

Mi parla subito di tutte le sue esperienze musicali: Marino per due anni è stato batterista di gruppi Grindcore, con questi ha intrapreso numerosi tour all’estero, è stato  bassista turnista nella Irish punk band MONOBLOKKO e nei BURLéSK della siciliana Angela Madonia, è membro fondatore effettivo degli Indie-rock-blues IDIOLAKTO, è inoltre appassionato di musiche celtiche di Irlanda e Scozia, che interpreta con il flauto traverso ed il tin whistle. Attualmente lavora come fonico e arrangiatore musicale. L’esperienza, la creatività e la versatilità di Marino come polistrumentista (suona chitarra, basso, flauto traverso, batteria, percussioni, synth) e fonico hanno inoltre trovato libero sfogo nel progetto One-man-band SHIPWRECK’S AGONY, che propone una musica che si rinnova continuamente, che spazia tra generi diversi tra loro (in particolare celtica, ma anche rock, folk, ambient e  qualche sprazzo di elettronica) senza tuttavia mai perdere l’atmosfera malinconica e fortemente nostalgica che caratterizza l’insieme.

Come per la musica di Apollo,quella di Marino emanava, in quell’atmosfera, dove la scenografia era fatta di natura e cultura, un senso di bellezza e di gioia, esprimeva concetti di giustizia,  pace, faceva assaporare il ciclo delle stagioni, il tempo propizio,  l’accordo tra le cose, l’amore, la voglia di rinascere.

Marcel Proust: “ La vera terra dei barbari non è quella che non ha mai conosciuto l’arte, ma quella che, disseminata di capolavori, non sa né apprezzarli né conservarli”.

La Sicilia è un’isola al centro del Mediterraneo, il suo mare ha assicurato potenza e dominio a popoli conquistatori, è aperta e disponibile ad ogni azione militare e politica. Credo che ora sia arrivato il tempo

di valorizzare la nostra terra e il mare di questa parte della Sicilia.

Maria Rosa Vitale

 

 

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