DAL BILANCIO PARTECIPATO AL BILANCIO DI GENERE

Si dà atto che, con il sorteggio dei componenti del Gruppo per le politiche di Bilancio, codesta Amministrazione intende operare secondo una prospettiva di democrazia partecipata.

Si apprezza e si condivide l’intento, ma nello stesso tempo si sente l’esigenza di proporre delle riflessioni, approfondire la tematica e chiedere chiarimenti.

Come le SS.LL. sanno bene (anche perché lo sperimentano sistematicamente), l’elaborazione del  Bilancio (e di quello dell’Ente locale, in particolare) non può limitarsi ad una semplice operazione tecnico-ragionieristica secondo un freddo criterio di tabulazione di ‘entrate’ e ‘uscite’, ma richiede la considerazione di alcune direttrici di lavoro fondamentali, tra cui: di quali risorse si dispone o si può disporre,  come e dove allocare le risorse, e (cosa non secondaria) come rendicontarne l’utilizzo (accountability).

Nella consapevolezza che tali orientamenti sono ben noti alle SS.LL., si vuol mettere l’accento in questa sede su una prospettiva operativa che contribuisce a concretizzare quanto a volte rimane solo teoria o mera enunciazione di principi.

 

Questa Consulta Femminile negli ultimi dieci anni ha sottolineato in varie occasioni (rendendone partecipe codesta Amministrazione) l’importanza di  tenere conto dell’approccio di genere nella stesura del Bilancio dell’Ente, sollecitando l’attivazione del cosiddetto GENDER BUDGET, cioè il bilancio costruito proprio in relazione a prospettive di genere.

Si tratta di un importante e innovativo strumento che in concreto permette appunto di passare dagli enunciati ai fatti e che, applicando il principio di gender mainstreaming nelle scelte amministrative, evidenzia l’impatto delle politiche economiche su donne e uomini.

Si basa su un presupposto incontrovertibile: nessuna decisione di politica economica si può definire neutrale rispetto al genere, in quanto sono differenti i bisogni espressi da donne e uomini nella Società, come sono diversi i ruoli rivestiti da donne e uomini nell’ambito del sistema economico locale.

Amministrare secondo una prospettiva di gender budgeting rappresenta un orientamento che, sostenuto da disposizioni previste da alcuni decenni in vari Paesi compreso il contesto comunitario, in questi ultimi anni viene seguito e sperimentato concretamente anche in Italia a livelli comunale e/o provinciale (ad es., Genova, Torino, Milano, Modena, Ferrara, e altri; alcuni tentativi si cominciano a vedere anche in Sicilia).

Ulteriore elemento propulsore è stato rappresentato dalla Proposta di risoluzione del Parlamento Europeo sul gender budgeting – la costruzione dei bilanci pubblici secondo la prospettiva di genere [2002/2198 (INI)], la cui relazione è stata presentata nel giugno 2003 dalla Commissione per i diritti della donna e le pari opportunità.

Sembrerebbe un documento datato, ma non lo è: le applicazioni seguono ‘tempi biblici’ per diventare realtà!

Nel documento si evidenzia come i bilanci pubblici non siano meri strumenti finanziari ed economici, ma costituiscono il quadro di fondo entro il quale si delinea il modello di sviluppo socio-economico, si stabiliscono i criteri di redistribuzione del reddito e si indicano le priorità politiche.

Ciò comporta l’analisi e il monitoraggio dell’impatto delle politiche di riforma economica e macroeconomia su donne e uomini e l’attuazione delle strategie, dei meccanismi e delle misure correttive finalizzate ad affrontare le disuguaglianze tra i sessi al fine di creare un quadro socio-economico più ampio all’interno del quale il gender budgeting possa essere attuato positivamente.

Le strategie che connotano il gender mainstreaming ed il gender budget sono finalizzate a perseguire nelle politiche pubbliche i principi di equità, efficienza e trasparenza.

E’ opportuno rilevare che politiche apparentemente neutre (come ad oggi sono ancora considerate le politiche di bilancio) hanno poi ricadute diverse su donne e uomini: se non viene valutata in via preliminare la specificità differenziale sia delle entrate che delle uscite in settori importanti (istruzione, salute, trasporti, interventi per il sociale e l’occupazione, distribuzione del tempo di lavoro/tempo di cura, disponibilità delle risorse materiali e immateriali e relativa accessibilità, ecc.), la conseguente applicazione delle politiche difficilmente potrà mantenersi su un piano di equità.

Preme sottolineare in questa sede come il tener conto della prospettiva di gender budgeting nell’amministrazione delle politiche pubbliche non comporti la stesura di un bilancio separato per la definizione degli interventi e delle azioni a favore di un genere: non si chiede di produrre bilanci separati per donne e uomini. 

Infatti, il gender budgeting persegue l’obiettivo di ridurre le ineguaglianze socioeconomiche tra donne e uomini attraverso l’utilizzo di un metodo diversificato e complesso che deve prevedere aree, metodi, azioni e misure precise.

In tale prospettiva non è da sottovalutare, per l’individuazione delle corrispondenti linee-guida (interpretative ed operative), l’utilizzo di un approccio bottom-up (quindi, dal basso verso l’alto, partecipativo) che nell’elaborazione delle politiche faccia leva sulla sostanziale partecipazione e sul pieno coinvolgimento delle donne.

L’avere previsto il criterio della parità di genere in questa prima fase dell’iter procedurale (50% donne nel gruppo sorteggiato) è sicuramente un primo passo, ma si è ancora nella fase preliminare.

E’ necessario che questa scelta non si configuri come semplice ‘atto dovuto’, ma che nelle fasi successive tutto il percorso si riempia di contenuti, seguendo criteri operativi idonei a tradurre nel concreto gli orientamenti teorici, adottando misure appropriate.

In questa sede sembra opportuno fare riferimento, seppure sinteticamente, ad alcune misure riportate nella citata relazione del PE e che in atto sono già adottate da vari Paesi o sono oggetto di analisi.

Ad esempio, operativamente sono considerate misure appropriate:         

·       La valutazione disaggregata per genere delle priorità di bilancio e dell’erogazione dei servizi pubblici

·       L’analisi disaggregata per sesso della distribuzione di benefici della spesa

·       La valutazione in base al sesso delle spese per le diverse politiche di settore all’interno del bilancio

·       L’analisi complessiva del bilancio secondo la prospettiva di genere, valutando come la spesa pubblica totale e settoriale risponda alla necessità di ridurre le disuguaglianze tra i generi

·       L’integrazione della prospettiva di genere nella definizione delle politiche economiche e per l’occupazione di medio e lungo periodo

·       L’analisi dell’impatto degli interventi di spesa pubblica sull’uso del tempo.

Si tratta, in definitiva, di considerare le ricadute delle politiche economiche e di bilancio sui generi non semplicemente in termini monetari, ma in particolare in termini di qualità della vita, come indicato, peraltro, dalle linee guida per la realizzazione del BES (Benessere Equo Sostenibile).

Come già ricordato, la Consulta Femminile si è occupata in varie occasioni del tema ‘Bilancio di genere’: l’ultimo esempio è dato dalla elaborazione del Piano Triennale delle Azioni Positive 2016-2018 (PAP), ex D.Lgs. n. 198/2006, presentato da  questa Consulta e approvato con delibera di Giunta Municipale n. 269/2016, nel quale tale tematica è stata inserita tra le aree da sviluppare nel triennio.

In riferimento a quanto prima esposto, si chiede di essere informate sui seguenti punti:

1.  Se è stata prevista la considerazione della prospettiva di genere nella programmazione e pianificazione delle prossime fasi della elaborazione del Bilancio

2.  Quali misure e strumenti codesta Amministrazione intende adottare per contribuire a superare le disparità di genere nel contesto del percorso che porta alla definitiva predisposizione del Bilancio dell’Ente

3.  Quali modalità partecipative sono state previste per assicurare il contributo competente a trattare la tematica in oggetto

4.  Se si è tenuto conto, nella progettazione delle politiche di Bilancio, del punto di vista della Consulta Femminile, specialmente in riferimento a quanto da questa riportato nel PAP prima citato

 

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