CRESCE IN UN ANNO IL NUMERO DELLE IMPRESE ATTIVE A VITTORIA

Sono 6590 le imprese attive (artigianato, commercio, industria, agricoltura) al 31 agosto 2012 a Vittoria. Contro le 6.196 imprese attive al 31 agosto 2011 (dato Camcom Ragusa). Un saldo positivo di 394 imprese. “Il dato è insufficiente (mancano cifre sui fallimenti e sulle cessazioni) – dicono il presidente di Cna Vittoria, Giuseppe Santocono, e il responsabile organizzativo, Giorgio Stracquadanio – e per questo non deve servire a creare facili entusiasmi. Una cosa però è certa: malgrado la crisi, il territorio vittoriese è incapace a rassegnarsi. Qui fare impresa, inventarsi un lavoro è un progetto di vita. Cos’altro è inventarsi un lavoro in uno scantinato o con pochi attrezzi, fare crescere la propria attività e realizzare un capannone, assumere i primi operai e con loro portare avanti una cogestione dell’attività, se non un progetto di vita? Servirebbe una maggiore attenzione a questa voglia di fare. Constatiamo però che, oltre alle banche, anche l‘Amministrazione pubblica, attore fondamentale, che possiede la responsabilità sociale nello sviluppo dei territorio, ha dimenticato la propria missione”. Santocono e Stracquadanio chiariscono, infatti, che “le banche non sanno più cos’è il credito: quella voce nata come fattore di sviluppo e di copertura, in piena sintonia con l’economia reale. Hanno dimenticato che gli attori veri dello sviluppo sono le imprese, le stesse che producono le risorse necessarie: occupazione, reddito e risparmio. A questo comportamento ingiusto si aggiunge l’atteggiamento immeritato dell’Amministrazione comunale che dovrebbe essere invece molto più attenta”. Basti pensare che il Comune di Vittoria deve più di un milione di euro, da almeno due anni, a dieci imprese locali che hanno effettuato servizi per l’ente. Alcune si sono sentite costrette ad avviare azioni legali contro l’ente. “Da tempo e ciclicamente – dicono ancora il presidente Cna e il responsabile organizzativo – invitiamo l’Amministrazione ad attivarsi. Questi ritardi hanno appesantito le aziende sino al punto che diverse tra queste sono a rischio chiusura. Eppure la Tarsu, l’addizionale Irpef, l’imposta sulla pubblicità (riscossa dall’Inpa), l’addizionale consumo energia elettrica, per citarne soltanto alcune, in questi ultimi anni sono aumentati. L’Amministrazione ha due mani: una che prende, una che dà. Se ne usa una sola (quella che prende), diventa monca. L’istituzione monca produce quel malessere silenzioso fatto di ingiustizia, solitudine, incertezza e precarietà”. La Cna, non potendo permettere che tutto questo continui, sottolinea che “non è più il tempo di essere tattici di fronte alle difficoltà reali del territorio. Noi siamo perché si ricrei un rapporto di fiducia tra imprese e istituzioni ma serve un comportamento diverso. Per questo chiediamo all’Amministrazione comunale un tavolo di confronto urgente per individuare percorsi che conducano alla soluzione dei crediti che vantano le imprese e soprattutto una politica fiscale comunale meno gravosa”. 

 

 

 

Ufficio Stampa Giorgio Liuzzo

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