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Corte dei Conti “boccia” il Ponte sullo Stretto. L’ennesimo “successo” politico di Salvini…
29 Ott 2025 21:38
Arriva un nuovo e pesante stop per il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, il simbolo per eccellenza della politica infrastrutturale voluta e difesa con forza dal ministro dei Trasporti e leader della Lega, Matteo Salvini. La Corte dei Conti ha infatti negato il visto di legittimità alla delibera CIPESS n. 41/2025, che approvava il progetto definitivo e assegnava le risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) destinate all’opera.
La decisione è arrivata oggi, al termine della Camera di consiglio seguita all’adunanza del 29 ottobre 2025, ed è stata resa nota attraverso una comunicazione ufficiale della Sezione centrale di controllo di legittimità su atti del Governo e delle amministrazioni dello Stato. Le motivazioni del mancato visto, spiegano i magistrati contabili, saranno depositate entro 30 giorni, ma il messaggio è chiaro: la delibera non ha superato l’esame di legittimità, bloccando di fatto — almeno temporaneamente — l’iter dell’opera più discussa d’Italia.
Il progetto e lo stop tecnico
La delibera “bocciata” dalla Corte dei Conti era quella che approvava formalmente il progetto definitivo del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria, predisposto in base al decreto-legge n. 35 del 2023, e assegnava le risorse necessarie per avviare i lavori. Una fase considerata cruciale dal Governo per aprire i cantieri entro la fine dell’anno.
Il verdetto dei magistrati contabili, che hanno scelto di non concedere il visto e la conseguente registrazione dell’atto, rappresenta un ostacolo tecnico ma potenzialmente decisivo. Senza il visto di legittimità, infatti, la delibera CIPESS non può produrre effetti e il percorso verso la costruzione del ponte si interrompe in attesa di ulteriori sviluppi.
Salvini: “Decisione politica, ma andiamo avanti”
Durissima la reazione del ministro Matteo Salvini, che ha subito definito la decisione “un grave danno per il Paese”, accusando la Corte dei Conti di aver preso “una scelta politica più che un sereno giudizio tecnico”.
“In attesa delle motivazioni – ha dichiarato Salvini – chiarisco subito che non mi sono fermato quando dovevo difendere i confini e non mi fermerò ora. Parliamo di un progetto auspicato perfino dall’Europa, che regalerà sviluppo e migliaia di posti di lavoro da sud a nord. Siamo determinati a percorrere tutte le strade possibili per far partire i lavori. Andiamo avanti.”
Il leader della Lega ha dunque rilanciato la linea dura, lasciando intendere che il Governo non intende rinunciare al progetto, nonostante la nuova battuta d’arresto.
Le opposizioni esultano: “È una vittoria dello Stato di diritto”
Se per Salvini la decisione della Corte è un attacco politico, per le opposizioni rappresenta invece una vittoria della legalità e del buon senso.
Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e co-portavoce di Europa Verde, ha parlato senza mezzi termini di “fallimento politico e istituzionale del ministro Salvini”.
“La Corte dei Conti ha ritenuto illegittima la delibera CIPESS sul Ponte sullo Stretto – ha dichiarato Bonelli –. Vince la giustizia, vince il diritto. Salvini ha tenuto in ostaggio il Paese con la sua follia, sottraendo 14 miliardi di euro allo Stato per un progetto mai validato da alcun tecnico o organismo dello Stato: un progetto vecchio di 26 anni, che viola le direttive europee su ambiente e concorrenza. Ora deve dimettersi.”
E aggiunge:
“Siamo pronti a denunciare alla Corte di Giustizia europea qualsiasi tentativo di andare avanti con una delibera illegittima.”
Le motivazioni attese e il futuro del progetto
La Corte dei Conti non ha ancora diffuso le motivazioni della sua decisione, ma la portata dello stop è già chiara: senza visto di legittimità, la delibera CIPESS resta sospesa. Nei prossimi 30 giorni saranno pubblicate le ragioni tecniche e giuridiche che hanno portato i magistrati a bloccare l’atto.
Il governo dovrà poi decidere come muoversi: se ripresentare la delibera con modifiche, impugnare la decisione o tentare una strada legislativa alternativa.
Intanto, la vicenda conferma il clima di incertezza che da decenni accompagna il Ponte sullo Stretto, una delle opere più controverse e simboliche d’Italia. Annunciato e rilanciato da governi di ogni colore, il progetto continua a oscillare tra proclami e stop burocratici, tra la retorica del “sogno infrastrutturale” e la realtà di un cantiere che, ancora oggi, non esiste.
Un progetto tra sogni, polemiche e dossier infiniti
Il Ponte sullo Stretto — lungo circa 3,3 chilometri e concepito come il più grande ponte sospeso al mondo — rappresenta da sempre una promessa di sviluppo per il Sud, ma anche un terreno di scontro politico, ambientale ed economico.
Per i sostenitori, tra cui lo stesso Salvini, è l’opera che può cambiare il destino della Sicilia e del Mezzogiorno, creando migliaia di posti di lavoro e collegando finalmente l’isola alla rete ferroviaria europea. Per i detrattori, è invece una colossale illusione: un progetto datato, rischioso sul piano ambientale e finanziariamente insostenibile.
Dopo l’approvazione del progetto definitivo e la creazione della nuova società Stretto di Messina S.p.A., sembrava che il governo avesse trovato la strada per avviare i lavori. Ma ora, con lo stop della Corte dei Conti, la realizzazione del ponte torna nuovamente in bilico.
L’ennesimo inciampo politico
Il colpo per Salvini è pesante. Il ministro aveva fatto del Ponte sullo Stretto una bandiera identitaria e uno dei simboli del suo impegno per “unire l’Italia”. Già nei mesi scorsi aveva annunciato l’imminente avvio dei cantieri, con l’obiettivo di presentare i primi lavori entro il 2026.
La decisione della Corte dei Conti, però, rischia di congelare tutto, trasformando l’opera in un nuovo caso politico. Un dossier che, a 50 anni dal primo progetto, resta ancora sospeso — come il ponte che dovrebbe nascere — tra la terra e il mare, tra promesse e realtà.
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