CONTRO LA COMUNICAZIONE

Un gustoso saggio di Mario Perniola, un piccolo pamphlet di alcuni anni or sono, è intitolato alla comunicazione ma con la specificazione che la tesi dell’opera sarà “contro” di essa. Le ragioni teoriche che portano l’illustre filosofo dell’arte ad assumere una posizione tanto polemica affondano le loro radici in una tradizione di pensiero che potremmo dire “parallela”, popolata da autori piuttosto umbratili e poco avvezzi alla ribalta, proprio come conviene al tema.

Perché “contro” la comunicazione? Perché chiamarsi fuori da questo rigoglio di voci, di presenze, di testimonianze che fanno della comunicazione un mondo saturo, dove molto probabilmente il tasso di informazione è inversamente proporzionale alla quantità di testi circolanti?

Che cosa diventa la comunicazione nello spazio scenico della comunicazione? In quella dimensione cioè dentro la quale comunicare diventa più importante delle cose da comunicare.

Un esercizio di astinenza, una dietetica del linguaggio, una terapia del silenzio: questo è ciò che sembra necessario nella galassia ipertestuale della comunicazione contemporanea, profondamente segnata dalla compulsione a partecipare, non mancare, esserci, sempre e comunque!

Fra tutti i media quello televisivo è certo il più avvezzo a generare processi di saturazione comunicativa. Gli è connaturato, per la struttura stessa del suo linguaggio e per la peculiare etica che lo governa: raggiungere i suoi fruitori fin nello spazio sacro della privacy domestica ma senza interrompere. Lasciando cioè che l’utente del medium continui a fare quello che fa.

In una simile realtà è naturale che – in mancanza di un vero programma di educazione all’immagine – si scateni famelica la ricerca spasmodica della parola più forte, ovvero la più volgare, la più offensiva, la più gutturale.

Oggi non si raccontano più storie. Solo innumerevoli e inconcludenti preamboli. La cui prosecuzione narrativa è lasciata al gusto dell’ascoltatore che, puntualmente, fa il pieno di discorsi e di immagini e poi spegne la tv, va a dormire e dimentica tutto (o quasi) per lasciare posto alla razione successiva di messaggi.

E’ un tempo decisamente virato alla quantità! Soldi, parole, “esperienze”, viaggi, soldi, soldi………..

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