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CONTRO IL DIABETE GIOVANILE APPROVATO IL PRIMO VACCINO A DNA PER USO UMANO
03 Lug 2013 17:24
È stato messo a punto e testato con successo, sui primi 80 pazienti, un vaccino contro il diabete giovanile o diabete di tipo 1; alla Stanford University, gli scienziati che hanno lavorato alla ricerca ritengono i risultati molto promettenti.
Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune per cui il sistema immunitario attacca le cellule beta del pancreas; generalmente colpisce in età giovanile e la terapia prevede iniezioni quotidiane di insulina poichè il paziente diventa incapace di produrla.
L’ approccio classico verso le malattie autoimmuni, sopprimendo in modo generalizzato il sistema immunitario, genera significativi effetti indesiderati. In questa ricerca invece si è riusciti a sopprimere soltanto un piccolo gruppo di cellule del sistema immunitario che si ritiene essere un driver fondamentale dell’attacco alla produzione di cellule beta. Questo risultato segna una pietra miliare nel campo dell’immunologia tanto da far esprimere ottimisticamente i ricercatori: “Siamo molto entusiasti di questi risultati, che suggeriscono che il sogno dell’immunologo di spegnere un solo sottoinsieme di cellule immunitarie disfunzionali senza distruggere l’intero sistema immunitario può essere raggiungibile”, ha detto il professore Steinman, immunologo della Standford, che comunque avverte che i risultati devono essere confermati in successivi studi.
Il vaccino, spiega Steinman, “spegne una risposta immunitaria, piuttosto che accendere risposte immunitarie specifiche come puntano a fare i vaccini tradizionali contro, ad esempio, l’influenza o la polio”. Per farlo utilizza un frammento di DNA contenente una versione modificata della proinsulina, la proteina che scatena la reazione immunitaria anomala che porta al diabete di tipo 1. L’iniezione di questo DNA riesce ad attivare un segnale antinfiammatorio diretto proprio contro gli elementi del sistema immunitario che aggrediscono le cellule pancreatiche.
In un periodo di 12 settimane il vaccino è stato somministrato ad una parte dei pazienti, mentre è stato somministrato placebo all’altra parte, fungendo così da controllo. Nei 24 mesi seguenti ai pazienti vaccinati e non vaccinati è stato fatto assumere un concentrato di zuccheri; il controllo della risposta insulinica ha rivelato che nei pazienti vaccinati vi erano concentrazioni maggiori di peptide-C, un sottoprodotto della produzione di insulina, dimostrando che il vaccino ha protetto le cellule pancreatiche che hanno quindi potuto produrre insulina. Infatti nei pazienti vaccinati si è osservato anche un minor numero delle cellule che attaccano il pancreas, segno che il vaccino è riuscito a neutralizzarle. “I pazienti con livelli buoni di peptide C corrono un minor rischio per occhi, reni e nervi a causa di complicanze a lungo termine”, hanno spiegato gli esperti. “Quindi è interessante che in questo studio, i livelli di peptide C sono stati conservati o, a volte, sono aumentati mentre i pazienti ricevevano il vaccino”.
“Questo lavoro è una speranza e una prospettiva molto interessante essendo le persone su cui è stato testato il vaccino già insulino-dipendenti (quindi con un danno pancreatico importante)” spiega il professor Giaccari dell’Università Cattolica di Roma. “Però ad oggi una terapia come quella proposta dagli scienziati Usa non garantirebbe alla persona con diabete di liberarsi completamente dall’insulina-dipendenza”.
“È comunque un approccio interessante” continua Giaccari “perché i risultati ottenuti mostrano che il vaccino è capace di rallentare il danno al pancreas e perché rispetto ad altri vaccini prospettati in passato questo ha per la prima volta dei risultati significativi”.
Questo è il primo vaccino inverso a mostrarsi efficace e in grado di cambiare radicalmente il decorso della malattia evitando che si aggravi. Il vaccino potrebbe anche essere modificato per la cura di altre malattie autoimmuni come la sclerosi multipla.
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