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COME PROCEDE IL VINO SPAGNOLO
17 Ago 2015 19:16
Sebbene il mercato italiano ignori quasi del tutto la realtà vitivinicola spagnola, questa sta crescendo ad una velocità impressionante. Basti tener conto che fino agli anni Novanta il distacco esistente tra la Spagna e i due maggiori produttori di vino del mondo, Italia e Francia, in numeri produttivi, sembrava incolmabile. Nessuno avrebbe mai creduto che nel 2014 la Spagna avrebbe superato l’Italia in quantitativi produttivi.
Certo questo tipo di primato non è sinonimo di qualità. Anzi spesso le zone vitivinicole più produttive sono quelle da cui escono i vini più ordinari. Ma questa crescita è stata accompagnata anche da una rivoluzione enologica che ha cambiato il volto delle cantine spagnole nel giro di pochissimi anni. Di questo cambiamento hanno risentito ovviamente anche i vini, tanto da renderli praticamente irriconoscibili rispetto al passato. Questo distacco tra produzione tradizionale e la nuova mentalità è tutt’oggi possibile apprezzarla nei vini. È ovvio che un cambiamento così veloce non ha coinvolto tutti. E molte cantine, ovviamente di anno in anno sempre di meno, sono rimaste fossilizzate a un concetto di vino più attento ai numeri che alla qualità. La regione di Castilla-La Mancha è conosciuta proprio per un tipo di produzione poco interessante per il livello qualitativo, ma con dei numeri altissimi nella produzione e per i loro prezzi molto bassi.
La Spagna però oggi è apprezzata soprattutto per i vini di Castilla-León e della Catalogna. È da queste regioni che sono nati i vini più apprezzati della Spagna. Il tempranillo e i soliti vitigni d’origine francese hanno dato vita a vini molto seducenti e ben riusciti. Non solo, ma in breve tempo si puntò pure sui bianchi, in particolare al vitigno verdejo, e sui rosati. Proprio i vini rosati, considerati in passato dai consumatori spagnoli un prodotto di secondo piano, hanno vissuto un nuovo interesse grazie alle nuove tecniche in cantina che lo hanno reso finalmente un prodotto valido. I rosati spagnoli, infatti, stanno vivendo una stagione felicissima all’estero. Nel principale acquirente europeo di vino, la Germania, i rosati spagnoli vengono considerati tra i migliori, se non proprio i migliori.
La grande forza della Spagna sta proprio in questi vini vinificati correttamente e dai prezzi meno elevati dei nostri. Si punta molto sui vini giovani ai sentori fruttati freschi, che ricordano i vini di montagna, mentre per i vini da invecchiamento ci si affida, forse un po’ troppo, alla barrique e alle note tostate.
Questa tipologia di vino non è in fin dei conti particolarmente pregiata, ma essendo vinificata con criterio e seguendo il gusto odierno della fetta maggiore dei consumatori, trova facilmente consenso. Questo però non è sufficiente per non capire come la Spagna stia diventando e diventerà un vero è proprio problema per l’Italia vitivinicola.
Non basta dire che alla Spagna manca il grande vitigno rosso, come è il nebbiolo per l’Italia o il pinot noir per la Francia, capaci di dare vini non solo longevi ma soprattutto eleganti, perché comunque questi vini da nebbiolo e da pinot noir sono destinati a una fetta molto ridotta di consumatori.
I numeri delle vendite però si fanno con un altro tipo di consumatore. Ed è su questo consumatore che il marketing spagnolo sta puntando.
Detto questo non bisogna farsi l’idea che in Spagna non vi siano vini destinati ai cultori. Nella Rioja, denominazione oggigiorno molto generica e confusa, è possibile reperire alcune etichette che poco hanno a che fare con i vini moderni fortemente improntati alla barrique o con i vini tradizionali spagnoli, ovvero con quelli fortemente ossidati. Il Rioja Tinto Viña Tondonia Reserva da uva tempranillo resta tutt’oggi uno dei vini più interessanti al mondo.
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