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Cioccolato di Modica da record ma l’Igp è amaro per qualcuno. Ecco cosa succede dentro e fuori il consorzio
17 Feb 2021 08:19
Il temuto Sars-CoV -2 ha, tra l’altro, ridefinito tempi e modi del nostro quotidiano. Così, per esempio, a Modica hanno saputo sette mesi dopo che il Caffè dell’Arte è uscito dal Consorzio dell’unico cioccolato Igp in Europa. Certo, apprendere nel gelido febbraio ciò che è in realtà successo nell’afoso luglio passato rappresenta di per sé una sorpresa. Se a questo si considera che il maestro Ignazio Iacono, papà degli attuali gestori della pasticceria nel cuore della città, è stato socio fondatore del Consorzio del cioccolato e una delle icone locali in giro per il mondo, allora la sorpresa diventa dapprima stupore, poi motivo di scontro fra le imprese del settore, divise fra chi sostiene l’Igp (in maggioranza) e chi intravede nella certificazione dell’Indicazione geografica tipica l’anticamera dei guai di un dolce gruppo che è gloria e vanto della città, forse ancor più del barocco patrimonio Unesco.
Aurelio Iacono, uno dei tre figli di Ignazio, spiega i motivi a Ragusaoggi.it: “In famiglia abbiamo analizzato costi e benefici dell’adesione al Consorzio. Purtroppo abbiamo deciso di lasciarlo perché il nostro è un piccolo laboratorio che vende più che altro il cioccolato al banco. A causa delle restrizioni per la pandemia, le presenze turistiche sono crollate anche a Modica, idem le vendite. Inoltre, seguire alla lettera il procedimento dettato dal disciplinare, compresa la compilazione di tre registri di cui uno on line, era diventato per noi troppo farraginoso. Oggi continuiamo a produrre cioccolato come prima, ma senza il bollino Igp.”
Esattamente come trenta metri più in là, nei locali del marchio più conosciuto: Bonajuto.
Aperta parentesi: se il cioccolato di Modica è ormai noto in tutto il mondo, si deve a Franco Ruta che circa trent’anni fa, dopo avere ereditato i locali di fronte alla chiesa madre di San Pietro, andò in giro a fare conoscere le barrette da 100 grammi a ogni personaggio, ogni giornale, ogni tv in Italia e all’estero. A cinque anni dalla morte, la sua città, tanto celebrata grazie alla sua formidabile opera di divulgazione, non gli ha ancora dedicato nemmeno un vicolo. Chiusa parentesi.
Bonajuto incarta sempre più cioccolato e lo esporta fino in Giappone. Non aderendo in alcun modo al Consorzio Igp, il suo è cioccolato prodotto a Modica attraverso la ricetta originaria spagnola, ma non è “cioccolato di Modica”. Per ottenere il prestigioso bollino, le regole europee non fanno sconti a nessuno. O si aderisce in una delle due forme ammesse e si segue un disciplinare, oppure si fa cioccolato senza denominazione. Succede però che a Tokyo il cioccolato di Bonajuto è venduto a 15 euro la barretta, perché è il marchio a essere valore aggiunto e non l’Igp. Dice Pierpaolo Ruta: “La nostra decisione di non aderire all’Igp è una scelta che guarda direttamente al prodotto. Già nell’occasione della prima edizione di Eurochocolate del 2006, mio padre intuì i rischi di uno svilimento del cioccolato di Modica venduto a basso prezzo. Oggi ci sono barrette di cioccolato di Modica Igp offerte a 1,60 euro nei supermercati. Così si banalizza un prodotto storico. Sotto i 2,50 euro si rischiano falle nella filiera, a partire dalla qualità del cacao. Preferisco continuare a fare un prodotto altamente artigianale.”
Parole che suonano di sfida per il direttore del Consorzio cioccolato di Modica Igp. “Bonajuto ha tutto il diritto di continuare per la propria strada imprenditoriale, ma nessuno può affermare che l’Igp non sia un valore aggiunto per i cioccolatieri di Modica. I mercati cercano sempre più il nostro prodotto, nel 2020 abbiamo fatto registrare un aumento delle vendite sul 2019 – anno dell’esordio dell’Igp – a doppia cifra percentuale, un risultato eccezionale nonostante la pandemia. Non sono assolutamente d’accordo con chi sostiene che il cioccolato di Modica nella Gdo sia svilente. Coop, Conad, Crai e altre catene ospitano stabilmente il cioccolato di Modica Igp negli scaffali con i migliori prodotti della cultura eno-gastronomica italiana e internazionale. Vogliamo forse dire no alla Gdo che vende l’Igp di Modica accanto alle bottiglie di Moët & Chandon? Non possiamo entrare nel merito dei prezzi che la Gdo stabilisce per ogni prodotto, nell’ambito di una propria politica promozionale. A noi interessa portare il cioccolato di Modica Igp ovunque, con una giusta remunerazione per le aziende artigianali che producono le barrette numerate, riconoscibili per la qualità garantita dai protocolli del disciplinare approvato in sede europea e sottoposte ai controlli del ministero dell’Agricoltura.”
Scivoletto annuncia per i prossimi giorni una conferenza stampa in cui sarà tracciato il bilancio del Consorzio nel 2020. Le aziende aderenti sono sedici, più sette che pur non risultandone iscritte, seguono il disciplinare di produzione e pertanto possono lavorare il cioccolato di Modica con il bollino sulla confezione. Fin qui sono stati prodotti 5 milioni di barrette da 100 grammi. Considerando il prezzo medio di vendita al dettaglio di 2 euro, in un anno solare il cioccolato Igp di Modica è valso 10 milioni di euro. Senza dimenticare le 62 autorizzazioni che il Consorzio ha rilasciato a chi intende utilizzare il cioccolato Igp nelle proprie ricette commerciali.
“L’uscita del Caffè dell’Arte dal consorzio ci ha rattristati e ne rispettiamo la scelta – continua il direttore -. Sui costi lamentati dalla famiglia Iacono esprimo tuttavia le mie perplessità. Premesso che i prezzi sono praticati dal ministero competente, l’adesione costa 400 euro per ogni 30mila barrette. A questo devono essere aggiunti 0,015 centesimi per ogni chilogrammo prodotto. Abbiamo fatto dei calcoli: alle fine della produzione, l’Igp incide per 7 centesimi a barretta. Credo che sia un costo sostenibile, a fronte della garanzia del marchio ricevuto.”
In attesa del ritorno alla normalità, nella capitale europea del cioccolato restano alcune ruggini da rimuovere. Venerdì scorso, il sindaco di Modica Ignazio Abbate ha convocato Nino Scivoletto e il vice presidente provinciale della Cna Carmelo Caccamo. Quest’ultimo ha chiesto che siano superate posizioni non sempre unitarie, sia da parte del Consorzio che da parte delle aziende che non ne fanno parte. “Da parte di tutti – ha dichiarato Caccamo – occorre molto senso di responsabilità. Salutiamo positivamente il fatto che il sindaco abbia preso l’impegno di organizzare a breve scadenza un incontro pubblico aperto a tutti i produttori”. Se son barrette solidificheranno.
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