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“Che ne facciamo dei prodotti siciliani?” L’accordo internazionale CETA che penalizza il sud
05 Feb 2020 09:07
Si richiama nuovamente il famigerato accordo commerciale CETA ma non per contestarne i contenuti, decisamente contrari, anzi nemici del sud Italia, ma per aprire agli OGM stranieri per come chiede l’attuale Ministro delle Politiche Agricole On. Bellanova.
Il Sud, negli accordi stilati dall’Unione Europea con il Canada e con la Cina, ha subito un attacco distruttivo senza precedenti per la sua già fragile economia, visto che hanno riconosciuto come “protetti” solo 4 prodotti meridionali su un totale di 41 prodotti italiani, nell’accordo con il Canada, e solo 1 prodotto meridionale su 26 prodotti italiani nell’accordo con la Cina.
Oltre all’assurdità di questi accordi per la nostra nazione, che vanno a totale danno della qualità dei nostri prodotti, si uccide l’economia del Sud Italia.
Se in Italia i marchi dei prodotti agricoli ed alimentari protetti e registrati sono 293 e di questi 84 nelle regioni del Nord, 53 al Centro, 156 al Sud e che la Sicilia è la regione italiana con il maggior numero di IGP in Italia, viene estremamente difficile accettare la divisione dei prodotti italiani da tutelare effettuata nell’ambito del CETA e dell’Accordo con la Cina. Delle due l’una o la politica italiana è formata da imbecilli ed incompetenti o i nostri rappresentanti politici che hanno partecipato alla stesura di questi accordi sono dei furboni di tre cotte ed odiatori seriali del sud Italia e della Sicilia in particolare.
Ci rendiamo conto che i prodotti protetti del Sud Italia non hanno alle spalle Consorzi di Tutela in grado di promuoverli a livello nazionale ed internazionale come quelli del nord e questa debolezza cronica si paga con una minore attenzione nella loro promozione, ma questo non autorizza nessuno, e men che mai chi dichiara da politico di voler rappresentare tutti gli italiani, agire con questa spregiudicatezza.
Finché al Ministero dell’Agricoltura inserisce nei Trattati di commercio solo Parma, Modena, Reggio Emilia, la Food Valley emiliana, e il «sistema del prosecco» veneto la crescita di tutto il sistema economico e produttivo italiano sarà sempre pari a zero. L’Italia non può permettersi di abbandonare i mercati del Sud dove il nord esporta ben il 70% circa della sua produzione.
Altra ulteriore vergogna perpetrata in questi offensivi trattati commerciali va identificata nelle regole che permettono la loro modifica nell’inserimento di nuovi prodotti.
In questo caso, grazie alla incapacità o forse alla malafede di politici e tecnici italiani che hanno dato prova di non rendersi conto di cosa avallavano, oggi ci ritroviamo degli accordi internazionali di libero scambio che non permettono l’ingresso, successivo alla loro approvazione, di prodotti tipici e protetti già esistenti, ma permettono l’inserimento solo di prodotti nuovi e dichiarati protetti successivamente.
Questo significa in soldoni la morte totale ed irreversibile di tutti i prodotti DOP, IGP DOC ecc. ecc. che non sono stati inseriti nella prima stesura degli elenchi del CETA.
Tali prodotti sono in pratica la quasi totalità dei prodotti protetti del Sud Italia e della Sicilia in particolare, a dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, della ottusità dei nostri rappresentanti politici che hanno deciso scientemente di abbandonare al loro destino il Sud Italia.
Ma la cosa che fa più rabbia è l’assordante silenzio della politica siciliana che se ne stà letteralmente “fottendo” della propria terra e del futuro dei siciliani.
L’intero Sud ha il diritto di essere meglio rappresentato nella formulazione dei trattati della UE ma non lo è o per incompetenza o per malafede dei suoi politici e amministratori, che non sanno come o non vogliono rappresentare i gli interessi del Sud.
Con queste logiche come si potranno creare imprese al Sud? Come i nostri figli potranno crescere ed affermarsi al Sud? Figli di una Nazione Minore? Allora è meglio andare da soli e non al giogo di altri.
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